Caso Scieri, condannati gli ex caporali. Uno è di Castro dei Volsci

Caso Scieri, condannati gli ex caporali. Uno è di Castro dei Volsci
Morte del parà Emanuele Scieri: fu omicidio. A scrivere la verità, a 24 anni dai fatti, è stata la Corte di Assise di Pisa che ha condannato ha condannato a...

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Morte del parà Emanuele Scieri: fu omicidio. A scrivere la verità, a 24 anni dai fatti, è stata la Corte di Assise di Pisa che ha condannato ha condannato a 26 anni di carcere Alessandro Panella e a 18 anni Luigi Zabara, quest'ultimo originario del Belgio ma residente a Castro dei Volsci, entrambi ex caporali della Folgore. Entrambi rispondevano del reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi per la morte dell'allievo paracadutista Emanuele Scieri, allora 26enne, trovato senza vita nella caserma Gamerrà di Pisa il 16 agosto 1999, tre giorni dopo il decesso.

Zabara, l'ex caporale residente a Castro dei Volsci che ora lavora come montatore cinematografico, era presente in aula al momento della lettura della sentenza. Per la famiglia di Scieri c'era il fratello Francesco, che si è commosso ed ha iniziato a piangere.

La Corte d'Assise ha condannato anche il ministero della Difesa al risarcimento dei danni alle parti civili, fissato in 200mila euro di provvisionale per la madre di Emanuele, Isabella Guarino, e 150mila euro per il fratello Francesco Scieri. Condannato, in solido tra loro, Panella e Zabara, al risarcimento dei danni in favore del ministero della Difesa, che nel processo si è costituito parte civile, per 80mila euro.

LA RICOSTRUZIONE

Il caso venne riaperto dalla Procura nel 2017. I genitori non avevano mai creduto all'ipotesi dell'incidente. Scieri, nato e residente a Siracusa, laureato in giurisprudenza, stava già lavorando in uno studio legale quando venne chiamato sotto le armi nel luglio del 1999.Il 13 agosto arrivò con altri commilitoni alla caserma Gamerra di Pisa. Dopo uscì per una passeggiata, rientrato alle 22.15, non rispose al contrappello delle 23.45 e venne dato per non rientrato. A quell'ora probabilmente era già morto o è agonizzante.
Secondo la ricostruzione della Procura, i due imputati, con il terzo commilitone Andrea Antico (assolto con rito abbreviato in primo grado, è pendente l'appello), la sera del 13 agosto del 1999, dopo averlo fatto spogliare e dopo averlo picchiato, avrebbero obbligato Emanuele Scieri a salire sulla torre di asciugatura dei paracaduti e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita. Di qui la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali, procurandogli così la morte: da qui la contestazione di omicidio volontario, perché l'ipotesi di omicidio preterintenzionale si è prescritto nell'agosto 2017. Secondo le perizie, il giovane morì dopo qualche ora di agonia ed un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo. Nella requisitoria l'accusa aveva ricostruito anche il clima di nonnismo dell'epoca ed hanno chiamato in causa le responsabilità dei dirigenti della caserma che avrebbero coperto il fatto.
Gli imputati dal canto loro si sono sempre dichiarati innocenti. «Francamente non ce lo aspettavamo, dopo aver letto le motivazioni faremo appello. L'istruttoria aveva dimostrato che uno dei testimoni chiave è inattendibile», ha dichiarato l'avvocato Andrea Di Giuliomaria, difensore di Zabara.

Pierfederico Pernarella
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Il Messaggero