Frosinone. Sara, medico di San Giorgio a Liri nell'Usca. L'unità operativa attiva in Emilia Romagna

Frosinone. Sara, medico di San Giorgio a Liri nell'Usca. L'unità operativa attiva in Emilia Romagna
Il suo primo incarico da medico in piena emergenza Covid, in provincia di Parma. Ogni giorno tra le case dei malati, per prestare assistenza e controllare le loro condizioni di...

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Il suo primo incarico da medico in piena emergenza Covid, in provincia di Parma. Ogni giorno tra le case dei malati, per prestare assistenza e controllare le loro condizioni di salute. E' la storia di Sara Terrezza, 28 anni di San Giorgio a Liri, giovane medico in prima linea.   

E’ uno dei medici dell’Usca (l’Unità speciali di continuità assistenziale), creata appositamente in Emilia Romagna per controllare a domicilio i malati di Coronavirus. Lavora a Langhirano con turnazioni su sette giorni, da 12 ore al giorno. Un impegno, una missione.  
“Quando è arrivata la chiamata - racconta - ho avuto paura. Era il primo vero incarico dopo la laurea. Un incarico in piena emergenza in un territorio ad alta densità di positivi. Ho accettato, non solo per una questione professionale, ma anche perché credo che tutti noi, in questo periodo, siamo chiamati ad impegnarci per il nostro Paese”.
La dottoressa Terrezza, come accennato, fa dell’Usca e svolge il suo dopo l’allerta dei medici di famiglia.
“Il medico dell’Unità speciale - spiega - prima di effettuare l’intervento a domicilio, può contattare telefonicamente il paziente da visitare per verificarne le condizioni di salute e programmare la visita a casa. Una volta eseguito l’accesso nell’abitazione prosegue con il monitoraggio dello stato di salute del paziente fornendo comunicazione al medico di famiglia, ma anche e soprattutto al Servizio Igiene pubblica. Quella che stiamo vivendo è una grande sfida, la vinceremo”.
Sara è costantemente in contatto con i genitori Mimmo e Diana che vivono a San Giorgio a Liri.
“La famiglia manca, non torno a San Giorgio praticamente da quattro mesi, sono in contatto con i miei genitori e i parenti. A loro rivolgo un grazie per il sostegno che non mi hanno mai fatto mancare. La lontananza l’avverto, ma ora è tempo di dare sollievo a chi soffre e combattere la bestia. A vincere saremo noi, tutti insieme”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero