Frosinone. Fiume rischio schiuma, scatta il sequestro dello scarico di un'azienda

Frosinone. Fiume rischio schiuma, scatta il sequestro dello scarico di un'azienda
Acque reflue che defluivano sul suolo, creavano un guazzo di schiuma e poi finivano nel fiume Sacco. Per questo, stando alla ricostruzione dei carabinieri del Nipaf di Frosinone,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Acque reflue che defluivano sul suolo, creavano un guazzo di schiuma e poi finivano nel fiume Sacco. Per questo, stando alla ricostruzione dei carabinieri del Nipaf di Frosinone, ieri è scattato il sequestro dello scarico di un'azienda di Morolo che opera nel settore del prodotti chimici, la Univar. In due, il rappresentante e un tecnico della società, sono stati denunciati. L'attività rientra nell'ambito dei controlli ambientali avviati da tempo lungo il corso d'acqua. Un monitoraggio che da mesi sta impegnando i militari coordinati dal maggiore Vitantonio Masi e gli agenti della polizia provinciale. Il blocco dello scarico è stato disposto con un decreto dal giudice per le indagini preliminari del capoluogo su richiesta della Procura.

LA RICOSTRUZIONE
Gli accertamenti sono partiti nei mesi scorsi, dopo uno dei tanti controlli nelle aree attraversate dal Sacco. I carabinieri forestali del nucleo investigativo e gli agenti della Provinciale avevano notato una densa coltre schiumosa in una zona di terreno a ridosso del fiume. Hanno così cercato di risalire all'origine di quell'accumulo e sono arrivati fino allo scarico finito sotto la lente. Secondo gli elementi raccolti i reflui ristagnavano sul suolo quasi a formare una pozza biancastra e poi convogliavano nel Sacco, senza protezioni e seguendo una canalizzazione naturale, un solco che si è creato in modo spontaneo. Le verifiche di militari e agenti sono state estese al sistema di raccolta e depurazione delle acque di processo, domestiche e meteoriche della società. Non solo: hanno riguardato anche l'autorizzazione relativa alla condotta per il passaggio dei liquidi provenienti dalla lavorazione industriale. Stando a quanto ricostruito è emerso che i reflui, una volta depurati e con valori in linea con quelli prefissati, avrebbero dovuto essere scaricati direttamente nel Sacco, anche in virtù di quanto risultava dalla documentazione. La tubazione, però, si fermava a una trentina di metri dal fiume: è lì, in un fazzoletto di terra, che si concentravano temporaneamente le acque industriali. Dalle analisi eseguite dall'Arpa sui campioni prelevati è stato rilevato un superamento dei limiti per i parametri solfiti e tensioattivi totali, cioè di sostanze detergenti. L'attività è culminata anche con due denunce. Al rappresentante della società viene contestato lo scarico dei reflui direttamente sul suolo, mentre al tecnico, unitamente al rappresentante, quanto sarebbe stato attestato nell'istanza per l'autorizzazione, ossia che i reflui confluivano direttamente nel Sacco.
ATINA, SEQUESTRO RIFIUTI

Ad Atina, invece, ieri i carabinieri forestali hanno sequestrato circa 48 tonnellate di rifiuti stipati in un capannone industriale. L'amministratore unico e il responsabile tecnico di una società del settore sono stati segnalati alla Procura di Cassino. Stando alle indagini i rifiuti destinati al recupero venivano stoccati per un tempo superiore a quello previsto.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero