Rifiuti, case svalutate per i miasmi: arriva il risarcimento da due milioni e mezzo

Rifiuti, case svalutate per i miasmi: arriva il risarcimento da due milioni e mezzo
La presenza degli impianti dei rifiuti, assieme ai cattivi odori e al continuo passaggio dei camion, ha svalutato case e immobili, ma ora arriva il maxi risarcimento. Si è...

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La presenza degli impianti dei rifiuti, assieme ai cattivi odori e al continuo passaggio dei camion, ha svalutato case e immobili, ma ora arriva il maxi risarcimento. Si è conclusa dopo 16 anni la complicata vicenda giudiziaria sollevata da un centinaio di residenti tre Colfelice, Roccasecca e San Giovanni Incarico che hanno chiamato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei ministri lamentando l'invivibilità della zona nella media Valle del Liri attorno agli impianti tra Roccasecca e Colfelice (Mad ex Reclas e Saf). In queste settimane si è concluso l'iter dei pagamenti, da parte della Presidenza del Consiglio, per un totale di 2,5 milioni di euro, suddivisi tra i cittadini in base al danno riconosciuto nella sentenza. I risarcimenti oscillano tra i 30mila e 150mila euro.

La vicenda inizia nel 2004, quando i cittadini, assistiti dall'avvocato Giampiero Amorelli, avviano l'azione per vedersi riconosciuto il danno patito e scaturito dalla presenza degli impianti dei rifiuti. In prima battuta, in applicazione del principio della competenza territoriale, si rivolgono al Tribunale di Cassino, ma dopo la prima udienza si dichiara incompetente. La questione passa, quindi, al Tribunale di Roma. La sentenza di primo grado, dopo un pronunciamento della Corte di Cassazione a sezione unite proprio sulla competenza in materia di risarcimento del danno, arriva il 14 aprile 2015, dopo oltre 10 anni. Nella sentenza vengono richiamati importanti principi dettati della Cassazione che escludono la responsabilità dei concessionari in attività come gli impianti di lavorazione dei rifiuti, nel caso specifico impianto Saf (ex Reclas) e discarica di Cerreto, assistiti dagli avvocati Sandro Salera, Marco Pizzutelli e Pasquale Cristiano.

Nel corso della lunga istruttoria per arrivare a scrivere la sentenza di primo grado divenuta poi definitiva, sono stati chiamati, come periti, i massimi esperti nel settore rifiuti e ambiente ai quali è toccato redigere una sorta di catalogazione dei cattivi odori presenti nella zona. I periti, in particolare, hanno concentrato la loro attenzione sulle molecole sensibili all'olfatto umano: composti organici volatili, ammoniaca e idrogeno solfato. È stato valutato, inoltre, il passaggio quotidiano dei mezzi pesanti con 60-70 compattatori in entrata e 35-40 in uscita. Unico responsabile è la Presidenza del Consiglio dei ministri. Motivo? Gli impianti rifiuti sono assimilabili alle opere pubbliche e dunque l'indennizzo è stato parificato a un esproprio statale. Ai residenti, quindi, il Tribunale di Roma riconosce il danno subito per un totale di 2.5 milioni di euro.


Sin da subito, però, nonostante la sentenza favorevole, per i cittadini inizia una battaglia per ottenere il risarcimento tant'è che sono stati costretti ad attivare il giudizio di ottemperanza, vale a dire un processo amministrativo per l'esecuzione di una sentenza. Sentenza che è arrivata a metà dello scorso anno e ora c'è stata la piena esecuzione con i bonifici ai cittadini. Una battaglia vinta dopo 16 anni, anni di attesa e di continua lotta per vedersi riconosciuto il risarcimento. Ora la partita è definitivamente chiusa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero