Accusato di truffa per una bugia detta in un'intervista, assolto il pilota ciociaro Eddi La Marra

Il pilota Eddi La Marra
Era solo una “bugia” per farsi bello in un’intervista, ma è costata un processo per truffa al pilota Eddi La Mappa, 31 anni, il vice campione del mondo di...

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Era solo una “bugia” per farsi bello in un’intervista, ma è costata un processo per truffa al pilota Eddi La Mappa, 31 anni, il vice campione del mondo di motociclismo di Ferentino, ora scagionato da tutte le accuse.

I fatti risalgono al settembre del 2012 quando La Marra ha un incidente in pista in Francia, mentre stava facendo le prove per i campionati del mondo. Qualche mese dopo, a dicembre, il ragazzo resta vittima di un incidente domestico cadendo mentre scendeva le scale di casa.

A seguito di quella caduta il giovane aveva riportato la frattura di un polso per la quale lo stesso aveva ottenuto un risarcimento da una compagnia svizzera con cui la famiglia del motociclista aveva stipulato da anni un’assicurazione per rischi vari, tranne che per eventi sportivi, coperti dalle assicurazioni delle società con cui La Marra gareggia.

La compagnia assicurativa, tra le più prestigiose, trattandosi di un motociclista, vuole vederci chiaro e incarica un investigatore privato. Quest’ultimo s’imbatte in un’intervista in cui La Marra, al giornalista che gli aveva chiesto come mai la stagione non era andata molto bene, aveva risposto che era caduto a Magni- Cours e che nonostante fosse riuscito a completare la gara la frattura che aveva riportato ad un polso aveva compromesso la sua prestazione in pista.

La compagnia pensa di aver in mano la pistola fumante che dimostrerebbe l’avvenuta truffa, presenta un esposto alla Procura e quindi il motociclista finisce a processo. Che si è concluso nei giorni scorsi, dopo sei anni, con una assoluzione.

L’avvocato Nicola Ottaviani, difensore dell’imputato, ha portato in aula come testimone il primario della clinica mobile, quello che per primo portò soccorso al pilota nell’incidente a Magni Cours. Il teste ha confermato che sulla pista francese il ragazzo aveva avuto un incidente, ma il polso non risultava rotto. Per evitare eventuali complicazioni era stato consigliato al 31enne di sottoporsi ad un'ulteriore radiografia a distanza di 15 giorni. Cosa che il pilota aveva fatto e nessuna frattura era stata evidenziata. Fondamentali anche le dichiarazioni del medico legale di parte il quale ha spiegato che se si fosse verificata la frattura del polso dopo venti giorni si sarebbe formato il callo osseo. Cosa che invece non era avvenuta.

Non solo. Sarebbe stato materialmente impossibile per il pilota continuare a fare le tre gare del campionato del mondo guidando una moto dal peso di 250 chili. Impensabile spingere la moto a 300 chilometri all’ora con un polso fratturato. Il fatto poi di aver partecipato a quelle tre gare era la dimostrazione che il pilota non aveva nulla di rotto.

Il legale difensore ha sostenuto davanti al giudice che quella dichiarazione nell’intervista era stata detta dal pilota per darsi un tono, per farsi fico insomma, ma non poteva essere interpretata come una confessione. Il giudice Gallo ha accolto la richiesta di assoluzione e prosciolto il pilota ed il parente perché il fatto non sussiste. La compagnia svizzera, costituitasi parte civile, aveva chiesto un cospicuo risarcimento danni.

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Il Messaggero