Prima spiavano i padroni di casa, poi li derubavano: cinque colpi anche in provincia di Frosinone

Prima spiavano i padroni di casa, poi li derubavano: cinque colpi anche in provincia di Frosinone
Ha messo a segno furti anche in provincia di Frosinone la banda di ladri sgominata dalla polizia di Latina. Si tratta di 10 campani, veri e propri professionisti dei furti in...

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Ha messo a segno furti anche in provincia di Frosinone la banda di ladri sgominata dalla polizia di Latina. Si tratta di 10 campani, veri e propri professionisti dei furti in appartamento. In provincia di Frosinone cinque i casi accertati tra il capoluogo, Ceccano e Roccasecca e altri centri del Cassinate. I colpi avvenivano sempre nel fine settimana, sempre utilizzando lo stesso metodo: appostamenti fuori a teatri e ristoranti, targa delle auto, una visura all’archivio dell’Aci/Pra per risalire ai proprietari, poi il furto. Tutto è partito dalle indagini scaturite dal colpo a Latina del 15 ottobre del 2017 in cui morì uno dei complici del gruppo, Domenico Bardi, per mano dell’avvocato Francesco Palumbo. Due mesi dopo la squadra mobile era già riuscita ad arrestare i 4 autori del raid: Giuseppe Rizzo, Salvatore Quindici (anche lui ferito dall’arma del figlio del proprietario di casa), Antonio Bellobuono e Maria Rosaria Autore. Gli stessi sono destinatari della nuova misura cautelare in carcere insieme al resto della banda: Salvatore Pepe, considerato il vertice dell’organizzazione, Salvatore Merolla, Davide Mirra, Pasquale Caiazza, Adele Iannuzzelli, mentre ai domiciliari è finito Antonio Cigliano. Tutti originari di Napoli. L’obiettivo era fare il pieno: anche otto colpi in due giorni. Si partiva da Napoli nel fine settimana. Raggiungevano la città prescelta, pernottavano in albergo, studiavano gli eventi mondani previsti sul territorio e poi si appostavano all’esterno di teatri o ristoranti. Qui si passava alla seconda fase: l’individuazione di auto lusso parcheggiate, l’annotazione delle targhe e poi una rapida visura alla banca dati Aci il cui pagamento avveniva tramite una postpay intestata a cittadini stranieri. Una volta carpito il nome e l’indirizzo di casa del proprietario del veicolo, si entrava in azione. 

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Il Messaggero