Inaugurazione anno accademico a Cassino, politici in fuga. Il rettore: «Capisco lo sconcerto, l'università non è una passerella»

Dell'Isola scrive alla comunità accademica

Il rettore Marco Dell'Isola con il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca
Politici in fuga prima della fine della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno accademico a Cassino, il rettore Marco Dell'Isola scrive alla comunità...

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Politici in fuga prima della fine della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno accademico a Cassino, il rettore Marco Dell'Isola scrive alla comunità accademica: «Comprendo lo sconcerto, anche io imbarazzato». Qui di seguito la missiva: 

«Sono veramente rammaricato per ciò che è accaduto durante la cerimonia inaugurale del 45° anno accademico, perché solo chi non conosce la nostra realtà ed ignora il profondo rispetto che il territorio nutre nei nostri confronti potrebbe pensare ad una mancanza di attenzione verso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

Come ho più volte detto il presidente Rocca mi aveva informato dell’impossibilità di partecipare all’intera cerimonia per urgenti impegni istituzionali, che tra l’altro riguardavano il nostro territorio. Il Presidente ha ascoltato con interesse e partecipazione le istanze provenienti dalla nostra Comunità, accogliendole prontamente.

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Ciò premesso, è difficile pensare che tutti coloro che hanno frettolosamente lasciato l’aula fossero pressati da impegni istituzionali improrogabili, e certamente ritengo inqualificabile il comportamento di chi pensa che l’inaugurazione dell’anno accademico sia semplicemente una passerella. L’inaugurazione rappresenta un momento di riflessione solenne, perché la Comunità accademica tutta si racconta, e non solo il suo Rettore.

Non posso quindi che sentirmi solidale per lo sconcerto di quanti hanno visto improvvisamente l’aula magna svuotarsi, in primis tutti coloro che dovevano ancora intervenire. Mi riferisco non soltanto al rappresentante degli studenti, ma anche alla rappresentante del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, al relatore accademico e, infine, all’ospite che ha tenuto la lectio magistralis. Tutti loro hanno compreso il mio imbarazzo e condiviso la linea del silenzio. Mi spiace pertanto che non si capisca che quando i fatti sono più che eloquenti la scelta del silenzio istituzionale può rappresentare l’unica forma di protezione per evitare sterili polemiche e strumentalizzazioni che facilmente possono minare il clima di collaborazione che va sempre mantenuto, anche con chi non ha compreso la solennità dell’evento».

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Il Messaggero