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Processione del Tamburo con il cappuccio sul capo: il parroco di Santa Restituta don Mario Santoro non gradisce la novità introdotta quest'anno e prima dell'inizio della celebrazione chiede di non indossarli. Un colpo di scena che ha scatenato le polemiche.
«Trasformare un rito penitenziale in un gesto folkloristico per me è svuotarlo di senso». Sfilano così in tanti con taratrappole in mano ma con abiti civili e non con le mantelline delle confraternite. È accaduto ieri notte a Sora dove si è svolta la tradizionale e affollata processione dei Tamburi, in un clima però velato da amarezza e delusione.
«Avevamo preparato tutto, anche con l'aiuto della Proloco, avevamo annunciato la novità di quest'anno e pensavamo che non ci fossero problemi. Invece all'ultimo minuto ci viene chiesto di levare i cappucci», ha commentato qualcuno.
«Le confraternite anticamente portavano i cappucci per mantenere l'anonimato in due occasioni: i penitenti che si battevano a sangue per espiare colpe e quando compivano opere di misericordia.
Nel nostro territorio i cappucci presenti in molti abiti confraternali sono stati aboliti da decenni. Ritirarli fuori il Venerdì Santo per puro folklore, mi sembrava contrastasse con l'austerità del giorno e del rito penitenziale che si andava a compiere».
È questo il motivo con cui don Mario Santoro ha spiegato la decisione comunque accolta con grande favore da tanti cittadini che erano rimasti perplessi alla notizia dei cappucci.
Eppure è una tradizione antichissima che accomuna tante processioni: Lanciano, Isernia, Sorrento, Loreto Aprutino, Guardia Sanframonti, Scanno, Castiglione Fiorentino, Enna, Torre del Greco, San Marco D'Alunzio sui Nebrodi e tanti altri. Resta comunque la coinvolgente e unica atmosfera che caratterizza questo evento, antico e sentito e che ha visto sfidare il freddo tantissime persone in una Sora trasformatasi in Gerusalemme per qualche ora. Ora non resta che aspettare la prossima edizione della processione del Tamburo.
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Il Messaggero