Un indagato per l'omicidio di Thomas. È uno dei giovani che andò in caserma

Un indagato per l'omicidio di Thomas. È uno dei giovani che andò in caserma
 Si erano presentati ai carabinieri mettendo le mani avanti: «Sappiamo che ci cercate, ma noi non c'entriamo nulla». Erano andati via dalla caserma senza...

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 Si erano presentati ai carabinieri mettendo le mani avanti: «Sappiamo che ci cercate, ma noi non c'entriamo nulla». Erano andati via dalla caserma senza essere indagati, adesso uno di loro dovrà presentarsi con il proprio difensore perché gli investigatori che stanno cercando di venire a capo del delitto di Thomas Bricca, ucciso il 30 gennaio ad Alatri, hanno un elemento in più. Nel fascicolo aperto in Procura per omicidio c'è, da ieri, il nome di Mattia Toson. Domani sarà ascoltato da chi indaga e la certezza è arrivata solo nel tardo pomeriggio. A darla, secondo quanto si apprende da fonti investigative, è la relazione spedita dai carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche (Ris) alla Procura e ai colleghi del comando provinciale che dalle prime ore avevano comunque attenzionato Mattia Toson, il fratello, il padre e uno zio acquisito. Cosa sia emerso non viene riferito, ma sulla scorta di quanto emerso in questo mese di indagini si può ipotizzare che tra il suo racconto e la ricostruzione degli investigatori non tutto torni. Cosa? Il riserbo che vige è massimo, disposto dalla Procura che si cela dietro le norme sulla presunzione d'innocenza benché siamo di fronte a un caso molto grave e che ha creato grande impressione nell'opinione pubblica.

LE VERIFICHE

I carabinieri il giorno dopo il delitto e in quelli a venire hanno raccolto una serie di elementi sul luogo dell'agguato, acquisito i filmati delle telecamere di videosorveglianza, certamente avranno messo sotto intercettazione delle persone che potevano in qualche modo sapere cosa fosse accaduto. Poi hanno ascoltato i testimoni, i quali sin dall'inizio hanno concordato su due cose: le risse dei giorni precedenti e i Toson che avrebbero voluto "vendicarsi" di uno sgarro subito. Si è arrivati persino al paradosso che Omar, il giovane marocchino che era il reale bersaglio degli spari, ha pubblicato sul suo profilo Instagram le loro immagini. Nel corso degli accertamenti, inoltre, i carabinieri hanno raccolto altro materiale e da lì sono partiti per andare a smontare le tegole in casa dei familiari di Toson, a scavare nel vicino campo delle "Fraschette", a effettuare cinque perquisizioni mirate. Dalle quali - ufficialmente - non è emerso nulla, ma che evidentemente insieme a quanto riportato nella relazione dei carabinieri del Ris ha consentito di arrivare al nome del primo indagato. Il quale, per sua garanzia e come previsto dalla legge, dovrà presentarsi insieme al proprio avvocato. Nel frattempo, l'indagine non si ferma, si lavora ancora sulle telecamere di videosorveglianza (alcune addirittura smontate) per evitare qualsiasi passo falso.

L'ALIBI

I ragazzi, una volta in caserma, furono ascoltati per tutta la notte e concordarono sul fatto che erano a cena - cosa che trovò conferma ed è il loro alibi - ma questo non toglie che potrebbero essere i "mandanti", come molti sospettano in paese - e a sparare siano arrivati altri. Anche per questo si era parlato di accertamenti irripetibili da svolgere, con persone diverse rispetto ai principali sospettati. Si faranno? E su cosa? Anche qui, il riserbo resta assoluto.

Una cosa è certa: il quadro si va definendo ma ciò che hanno gli investigatori, evidentemente, non è ancora sufficiente per chiedere l'emissione di ordinanze di custodia cautelare.
Giovanni Del Giaccio
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Il Messaggero