Tranquillanti prima di uccidere Romina, la difesa: «Ialongo non era in sé»

Al processo per l'omicidio parlano i medici indicati dagli avvocati dell'imputato. Prossima udienza il 5 ottobre

Romina e il suo fidanzato
Pietro Ialongo il tecnico informatico di 39 anni di Cerro al Volturno, accusato dell'omicidio della sua ex fidanzata Romina De Cesare, non era sé al momento...

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Pietro Ialongo il tecnico informatico di 39 anni di Cerro al Volturno, accusato dell'omicidio della sua ex fidanzata Romina De Cesare, non era sé al momento dell'omicidio? Su questo aspetto sta puntando la difesa che ieri mattina in aula, ha portato sul banco dei testimoni tre medici che avevano avuto in cura l'imputato.

Intanto va detto, il giorno del delitto, l'uomo aveva inviato un messaggio al suo medico di base dicendogli di inviargli qualche ansiolitico perché si stava lasciando con la sua ragazza e questo stato di cose gli aveva scatenato una profonda ansia. Questo è quanto ha riferito ieri in aula , il dottor Giovanni Fattore medico di famiglia dell'omicida. Il dottore ha riferito inoltre che la madre di Ialongo si era recata personalmente in ambulatorio per sapere se aveva inviato la ricetta al figlio. A quel punto il dottore lo aveva chiamato. E per telefono il 39enne aveva detto di essere profondamente agitato per motivi personali. I medico gli aveva prescritto un ansiolitico molto blando. Da lì a qualche ora dopo si sarebbe consumato il delitto. Il dottore Giulio Fabrizio, altro medico di base chiamato a testimoniare, ha invece riferito che Ialongo era stato suo paziente dal 2015 al 2019 e che soffriva di ansia e di depressione. Tant'è che gli aveva prescritto oltre a degli ansiolitici anche degli psicofarmaci che avrebbe dovuto assumere almeno per un anno.
Livio Di Ianni medico specialista psichiatra, ha dichiarato di essere andato a trovarlo in carcere e che il detenuto soffre di una sciatalgia cronica, una patologia invalidante che lo limita nella libertà dei movimenti scaturita da un incidente stradale che l'uomo aveva avuto all'età di 16 anni. «Prima di quell'incidente - ha riferito ieri in aula lo zio Domenico Longo - era un ragazzo normale, un pezzo di pane». Poi i dolori scaturiti da una lesione alla gamba, lo avevano cambiato. Spesso si rattristava perché diceva di non poter svolgere più attività che richiedevano forza e movimento.


Una cugina di Ialongo ha invece parlato della coppia ormai in frantumi: «Quei due si lasciavano e si riprendevano in continuazione. Romina che si dava un gran da fare per trovare una occupazione non sopportava l'indolenza del fidanzato che non era mai soddisfatto del lavoro che svolgeva. Lui- ha detto la teste in aula- si era fissato che stava male ed il suo unico desiderio era quello di riavvicinarsi a casa sua».
Ieri mattina in aula era presente anche Pietro Ialongo, accanto all'avvocato di parte civile Danilo Leva, Mario De Cesare, il papà di Romina che adesso chiede giustizia per l figlia, uccisa con ben 17 coltellate dall'ex fidanzato. Si tornerà in aula il 5 ottobre con gli ultimi testi della difesa.


Marina Mingarelli
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Il Messaggero