Uccisa a coltellate dall'ex compagno, la teste in aula: «Romina aveva paura, cercava un'altra casa»

Il delitto al centro di Frosinone, a maggio del 2022. Prossima udienza il 6 luglio

Romina con il suo ex fidanzato
Delitto di Romina De Cesare, ieri mattina i giudici della corte di...

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Delitto di Romina De Cesare, ieri mattina i giudici della corte di Assise di Frosinone sono tornati in aula per il processo che vede imputato per omicidio volontario Pietro Ialongo, un tecnico informatico di 38 anni che il 3 maggio dello scorso anno ha inferto alla ragazza di Cerro al Volturno 14 coltellate decretandone la morte. Tra i primi a salire sul banco dei testimoni è stato proprio Mario De Cesare, il papà di Romina. L'uomo ha riferito che ultimamente Ialongo gli inviava dei messaggi nei quali chiedeva la restituzione del denaro ( circa 1700 euro) che aveva speso per acquistare la vettura che utilizzava la sua ex compagna. Papà Mario che racchiude nello sguardo tutta la tragedia vissuta, ha riferito di non aver mai percepito nell'imputato alcuna forma di pentimento, né tanto meno gli ha mai chiesto scusa per quello che aveva fatto. Nel corso dell'udienza sarebbero comunque emersi elementi che farebbero sospettare comportamenti persecutori del tecnico informatico nei confronti della ragazza. Sembra che Romina già da tempo si sentisse minacciata dal suo ex compagno.

LA PROPRIETARIA

Ad avvalorare tale ipotesi la testimonianza della signora Daniela Campioni proprietaria dell'abitazione concessa in locazione ai due conviventi. La donna ha riferito in aula che nel pomeriggio del 2 maggio dello scorso anno, praticamente poche ore prima di morire, la giovane barista le aveva telefonato chiedendole di aiutarla a trovare un altro appartamento perché la convivenza con l'ex fidanzato era diventata insostenibile. Il suo comportamento persecutorio cominciava a farla preoccupare. «Aveva paura» - ha detto la teste. Ormai in quella casa non riusciva più ad essere serena.

MADRE E PADRE

A cercare di alleggerire la posizione dell'imputato i genitori Adriana Santucci e Abramo Ialongo. Questi ultimi avrebbero riferito che il figlio era sempre stato un bravo ragazzo, di quelli senza grilli per la testa e che mai e poi mai avevano pensato che potesse arrivare ad uccidere qualcuno. Alla domanda della difesa se il figlio avesse mai sofferto di depressione , sia il padre che la madre di Ialongo hanno riferito che subito dopo un incidente con la vettura il loro ragazzo aveva avuto alcuni problemi fisici. Da qui aveva cominciato a sviluppare una forma depressiva. Poi c'era stata anche la parentesi parigina che aveva vissuto nel peggiore dei modi. Tant'è che dopo un anno l'uomo aveva deciso di rientrare in Italia. Ancora non è dato sapere se l'avvocato Vincenzo Mercolino - che assiste Ialongo - chiederà una perizia psichiatrica che potrebbe essere favorevole al suo assistito. Al momento bisognerà aspettare che vengano escussi tutti i testi della difesa . Intanto, va detto, è stato dato il consenso all'acquisizione dei verbali che hanno riguardato alcuni testimoni che erano stati ascoltati nell'immediatezza dei fatti. Tra questi il nuovo compagno di Romina, una zia della ragazza con la quale aveva sempre avuto una profonda confidenza ed i proprietari dello stabilimento di Sabaudia che per primi avevano notato quell'uomo nudo che si agitava nelle acque del mare.Si torna in aula il prossimo 6 luglio. Il padre di Romina e il fratello Anthony si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio.

Marina Mingarelli
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Il Messaggero