Omicidio del piccolo Gabriel Feroleto: il luogo del delitto resta un mistero. La confessione della madre, Donatella Di Bona, continua a non convincere gli investigatori. La donna,...
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In carcere, con l’accusa di concorso in omicidio, c’è finito anche il padre del bambino, Nicola Feroleto, 48enne di Villa Santa Lucia, assistito dall’avvocato Luigi D’Anna.
NUOVI ACCERTAMENTI
Ma la ricostruzione choc della donna non convince Procura e carabinieri, per questo, dopo gli accertamenti dei Ris nell’abitazione dove Gabriel viveva con la madre, la nonna e lo zio, ora si analizzeranno i vestiti indossati del piccolo e della madre il giorno della morte.
I carabinieri del Ris di Roma Si cercano eventuali tracce di erba e terra compatibili con il prato vicino casa dove la mamma sostiene di aver ucciso il figlio. Se così fosse, la versione di Donatella verrebbe confermata in pieno. Diversamente, tutto torna in ballo e la donna potrebbe essere chiamata a chiarire la sua versione.
Gli investigatori intendono accertare ogni singola affermazione della donna che, dopo le prime due versioni (l’investimento da parte di un’auto pirata e lo strangolamento nel corso di un passeggiata), il 18 aprile scorso, due giorni dopo l’omicidio, ha tirato in ballo anche il padre del bambino. «Era presente», ha detto la 28enne. Nicola era veramente con la donna in quella stradina, dove si erano appartarsi? Lui dice di neo, lei dice il contrario. A chiarirlo potrebbero essere le suole delle sue scarpe, sequestrate e che ora saranno analizzare dai Ris.
Sotto la lente anche alcune tracce, apparentante sangue, isolate nella camera da letto di Donatella nei rilievi dell’8 maggio scorso. Sangue che, comunque, potrebbe non essere del bambino perché sul suo corpo non sono state trave ferite, ma solo sgraffi che non avrebbero prodotto sanguinamento.
Il tutto in attesa della relazione del medico legale sulle cause del decesso. Gabriel è morto soffocato, o è stato strangolato? Oppure c’è dell’altro?
I SERVIZI DI ASSISTENZA
La Procura intende anche accertare se e come la famiglia del piccolo Gabriel era seguita dal Comune di Piedimonte, per scongiurare eventuali omissioni. «L’ufficio Servizi sociali, come ho già avuto modo di dire, all’indomani della tragedia ha relazionato e il tutto è stato consegnato, spontaneamente, ai carabinieri. Il Comune ha fatto la propria parte, la nonna era stata inserita in un progetto sociale per le pulizie del municipio. Nessuna segnalazione è presente in Comune su altri aspetti legati alla famiglia», ha spiegato il sindaco di Piedimonte San Germano, Gioacchino Ferdinandi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero