Addio a Donato Formisano, il banchiere che iniziò le sue fortune comprando un garage per pagarsi gli studi

Donato Formisano
Anche nell'Italia del dopoguerra certe grandi storie di successo potevamo cominciare in un garage. In un garage iniziò la storia imprenditoriale di Donato Formisano,...

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Anche nell'Italia del dopoguerra certe grandi storie di successo potevamo cominciare in un garage. In un garage iniziò la storia imprenditoriale di Donato Formisano, uno dei fondatori della Banca Popolare del Cassinate venuto a mancare domenica. Donato aveva 17 anni, ma nonostante la giovane età anche uno spiccato fiuto per gli affari e una gran voglia di mettersi in gioco, grazie allo sprone del padre Vincenzo. Fu così che s'interessò a un garage, le trattative sembravano andare troppo per le lunghe, ma Donato fece del tutto per non lasciarsi scappare l'affare e riuscì a farsi firmare l'atto notarile in piena notte.

Il garage, in cui cominciò a lavorare con un amico, prima divenne una garage, poi un supermercato. Fu così che riuscì a pagarsi gli studi. Per andare a scuola Donato doveva ogni giorno prendere il treno per recarsi a Caserta. Nel 1954 si diplomò all’Istituto Tecnico Commerciale. Poi la laurea in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale con il voto di 110 e lode.

Un'intraprendenza e uno spirito di sacrificio tipiche di chi, come lui, aveva avuto l'infanzia segnata dalla guerra. Una generazione poi protagonista della ricostruzione del paese devastato, come appunto Cassino, la città martire, dove Donato, nato ad Ercolano il 4 Marzo 1934, era vissuto sin da bambino quando i suoi genitori, Vincenzo Formisano ed Anna Scognamiglio, poco dopo il loro matrimonio, decisero di trasferirsi per aprire un’attività di materiali e rottami ferrosi, attività che poi era stata portata avanti dall’amatissimo fratello Onofrio.

Poi arrivò la guerra. Donato e la sua famiglia si rifugiarono prima a Belmonte Castello e poi a Sora, in un casale di campagna in località Madonna della Neve. Un'esperienza che segnò profondamente Donato come si percepiva dai suoi racconti su quegli anni.

Innumerevoli gli incarichi ricoperti, tanti anche le onorificenze ricevute, tra  cui quella ricevuta nel 1993 di commendatore della Repubblica Italiana da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Donato Formisano ha avuto due famiglie. La prima quella nata dal matrimonio con la moglie Anna Luisa Guitto, con la quale, proprio in questi giorni, avrebbe festeggiato i 61 anni di matrimonio. Dalla loro unione sono nati tre figli: Vincenzo, al suo fianco nel CdA della Banca nel ruolo di Vicepresidente, Anna Paola e Donatella.

L'altra grande famiglia è stata la Banca Popolare del Cassinate nella quale entrò sin dagli anni della fondazione. Nel tempo, era arrivato a ricoprire la carica di Presidente del Collegio Sindacale e poi di Vicepresidente del CdA. Nel 1986 era stato nominato presidente e, per 34 anni, ha mantenuto la carica guidando la Banca con cura, lungimiranza, professionalità, dedizione.

Proverbiali la sua intuizione e il suo ottimismo che gli hanno consentito da un lato di saper sempre leggere le situazioni e le persone con cui aveva a che fare, dall'altro di guardare al futuro, di aprirsi alle innovazioni pur nel rispetto delle tradizioni. Questo anche per la grande importanza che Donato Formisano ha sempre dato ai rapporti, alle relazioni umane, attività a cui dedicata gran parte del tempo del suo lavoro.

«Il Presidente Formisano – dice il direttore generale della Banca Popolare del Cassinate Nicola Toti a nome suo personale e di tutto il Personale– lascia un vuoto incolmabile. Non è una frase di circostanza: la sua è sempre stata una presenza forte, autorevole, attiva di cui ora sentiremo fortemente la mancanza. Conosceva ogni pezzetto della storia della banca, sapeva tutto ciò che accadeva nei nostri uffici e nelle nostre filiali, era sempre aggiornato e informato su tutto, era straordinariamente lungimirante. Il suo ottimismo tenace gli permetteva di affrontare e superare tutte le difficoltà ed era per tutti noi motivo di incoraggiamento. La Banca era la sua famiglia e la sua vita. Anche il giorno della vigilia di Natale, il 24 dicembre, al momento della chiusura degli uffici, pur nel rispetto delle distanze, è voluto venire di persona davanti alla banca per salutare i dipendenti. Porteremo nel cuore sempre questa ultima immagine, testimonianza della sua tenacia e del suo attaccamento alla Banca Popolare del Cassinate, della sua socievolezza, della sua voglia di condivisione».

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Il Messaggero