Mollicone, i giudici per la prima volta nella caserma di Arce sulle tracce di Serena

Mollicone, i giudici per la prima volta nella caserma di Arce sulle tracce di Serena
Poco meno di quaranta minuti sulle tracce di Serena Mollicone per ricostruire un mistero lungo ventuno anni. Era stato preannunciato più volte, ma la data e le...

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Poco meno di quaranta minuti sulle tracce di Serena Mollicone per ricostruire un mistero lungo ventuno anni. Era stato preannunciato più volte, ma la data e le modalità non erano mai state palesate. Ieri a sorpresa il presidente della corte d'assise di Cassino, Massimo Capurso, lo ha ufficializzato all'inizio della 41esima udienza: «Nel pomeriggio di oggi faremo un sopralluogo nella caserma di Arce. Vogliamo renderci conto».

L'ingresso nello stabile che ospita la stazione dei carabinieri c'è stato poco prima delle 15 ed è durato una quarantina di minuti. Una ricognizione dei luoghi dove, secondo l'accusa, il primo giugno 2001 sarebbe avvenuto l'omicidio di Serena Mollicone che ha portato a processo l'ex comandante della stazione Franco Mottola, suo figlio Marco sua moglie Annamaria, ma anche l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale e il carabiniere Francesco Suprano.

Quel giorno di 21 anni fa, stando anche alle rivelazione choc del brigadiere Santino Tuzi, la 18enne vi sarebbe entrata per dirigersi in uno degli alloggi sovrastanti l'area militare e qui, dopo un alterco con Marco Mottola, figlio dell'allora comandante di stazione, sarebbe stata sbattuta contro una porta e poi soffocata con un sacchetto di plastica attorno al collo. Ed ecco perchè il sopralluogo di ieri i giudici lo hanno iniziato proprio dinanzi al cancello d'ingresso, dove c'è il citofono che mette in comunicazione il pubblico con il militare di piantone (il primo giugno 2001 c'era Santino Tuzi, ndr) ed hanno percorso il vialetto fino all'ingresso interno, dove la ragazza sarebbe stata vista dal brigadiere Tuzi, prima di accedere ai piani superiori fino all'alloggio a trattativa privata dove ci sarebbe stato il litigio. Ampia parte dei minuti trascorsi in caserma è stata riservata alle visuali interne ed esterne rispetto al percorso che avrebbe attraversato Serena.


Presenti tre dei cinque imputati, tra essi proprio l'ex maresciallo Mottola che all'uscita dalla caserma, alla domande che effetto le fa rientrare in questa caserma ha risposto: «Normale, che effetto mi deve fare è una caserma».

I familiari della vittima, la sorella Consuelo, in particolare, ha voluto ricordare il padre Guglielmo, affermando. «Questo era il momento più atteso, dove lui sarebbe stato presente».

In mattinata in tribunale erano stato stati ascoltati cinque testi. Due dei quali, volontari della protezione civile, hanno ricostruito i terribili momenti del ritrovamento del corpo della studentessa nella tarda mattina del 3 giugno 2001 in località Fonte Cupa a Fontana Liri. «Fummo attirati nel punto esatto del ritrovamento del corpo dalla presenza di alcuni televisori. A circa dieci metri scorgemmo le gambe di un corpo. I momento che seguirono furono di choc totale, urlammo e chiamammo gli altri volontari» hanno raccontato i due testi.
 

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Il Messaggero