Muore a 47 anni per una meningite, il giudice non archivia e dispone nuove indagini

L'ospedale Spaziani di Frosinone
Quella donna di 47 anni poteva essere salvata. Ne sono convinti gli avvocati Costantino D’Ambrosi e Giuseppe De Luca, così come il loro consulente di parte. La...

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Quella donna di 47 anni poteva essere salvata. Ne sono convinti gli avvocati Costantino D’Ambrosi e Giuseppe De Luca, così come il loro consulente di parte. La meningite che aveva colpito la signora di Anagni poteva benissimo essere curata se soltanto si fosse agito per tempo. Per questo i legali si sono opposti all'archiviazione proposta dalla Procura.

Il  giudice valuterà se chiedere o meno il rinvio a giudizio nei confronti del personale ospedaliero ( al momento l'ipotesi di reato è quella di omicidio colposo) che il 9 dicembre del 2021 aveva monitorato la vittima, giunta all'ospedale "Spaziani" di Frosinone con la febbre alta e deceduta il mattino seguente.

La diagnosi era stata appunto  quella di una meningite. Ma secondo i legali  dal momento del ricovero a quello del decesso la paziente era stata collocata in isolamento senza essere stata sottoposta ad alcun tipo di terapia. 

Ad accompagnare la donna in ospedale era stato il marito,   molto preoccupato dai sintomi manifestati dalla coniuge. I medici avevano sospettato subito la meningite per cui  avevano deciso per l'isolamento. La mattina successiva, però, e precisamente alle 6.10, la donna è morta. Non erano trascorse neanche nove ore dal ricovero.

Periodo in cui, secondo quanto era emerso dalle indagini avviate dai legali della famiglia, la paziente non sarebbe stata sottoposta ad alcuna attività di monitoraggio. E proprio questa condotta ritenuta   negligente, avrebbe indotto i familiari della vittima di questo presunto caso di malasanità a presentare una denuncia.

Nello specifico i legali stanno puntando ad accertare se sia stato fatto il possibile per salvarla. A conclusione dell'inchiesta però il pubblico ministero, non ravvisando elementi di colpevolezza da parte del personale medico, aveva chiesto l'archiviazione adducendo il decesso ad una morte naturale. Ma avverso tale richiesta i legali si sono opposti presentando ricorso. Il giudice Antonello Bracaglia Morante alla luce degli elementi raccolti dal consulente di parte ha deciso di riaprire le indagini. A novembre  dovrà essere consegnato il fascicolo sul tavolo del magistrato, si dovrà decidere se da parte dei medici che quella sera avevano monitorato la paziente, ci siano state delle responsabilità. Nello specifico si dovrà accertare se   il personale sanitario abbia peccato di imperizia, superficialità o negligenza. I familiari della vittima dal canto loro chiedono di sapere se con una tempestiva terapia la loro congiunta poteva essere salvata.

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Il Messaggero