Denuncia il marito per salvarlo dall'alcol: l'abbraccio in aula dopo l'assoluzione

Denuncia il marito per salvarlo dall'alcol: l'abbraccio in aula dopo l'assoluzione
Un grande abbraccio alla moglie, poi un pianto liberatorio quando ha saputo che il giudice si era pronunciato per l'assoluzione. Si è concluso in questo modo ieri...

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Un grande abbraccio alla moglie, poi un pianto liberatorio quando ha saputo che il giudice si era pronunciato per l'assoluzione. Si è concluso in questo modo ieri mattina presso il tribunale di Frosinone il processo che vedeva imputato un operaio di Veroli di 45 anni per maltrattamenti in famiglia aggravati. A suo carico numerose denunce presentate proprio dalla coniuge che lo accusava, soprattutto quando alzava il gomito, di percosse nei suoi confronti e in quelli della figlioletta. Ma dietro quelle denunce si celava un'altra verità: il desiderio da parte della coniuge di salvare il marito ormai alcolizzato. La donna aveva pensato che denunciandolo, forse qualcuno avrebbe potuto aiutarlo ad uscire da quella dipendenza. Da quando aveva perso il lavoro l'uomo era diventato irriconoscibile. La moglie temeva veramente per la sua vita. Così si era inventata un comportamento violento nei suoi confronti ed in quello della sua bambina di pochi anni.

I DUBBI

Ad accorgersi che quelle denunce "facevano acqua" da tutte le parti proprio il legale difensore del marito, Roberto Capobianco. Studiando la documentazione l'avvocato ha notato che ogni volta che la donna si recava in ospedale per essere refertata dopo la presunta aggressione del marito, i medici non facevano altro che diagnosticare un forte stato di agitazione. Ma sul suo corpo, così come in quello della figlioletta, non era mai stato evidenziato un segno, una lesione che facesse ipotizzare a delle percosse.

È stato proprio dietro le domande incalzanti dell'avvocato che la donna è crollata ed ha raccontato al legale la verità: il coniuge non l'aveva mai sfiorata nemmeno con un dito. Ma vederlo in quello stato le faceva veramente male. Della persona che aveva conosciuto piena di entusiasmo per la vita, di voglia di fare, non era rimasto più nulla. E se non avesse intrapreso un percorso di riabilitazione per disintossicarsi dall'alcol sicuramente sarebbe morto. E lei non voleva che questo accadesse. Così quando l'uomo tornava a casa ubriaco, lei per scuoterlo gli diceva che sarebbe andata dai carabinieri a raccontare dei maltrattamenti subiti all'interno di quelle mura domestiche. Quando però il coniuge è finito sotto processo, ha capito quanto fossero state gravi le sue accuse. Così ha rimesso la querela.

L'avvocato Capobianco ha fatto presente al giudice che la moglie stava soltanto cercando di salvare il marito dalla dipendenza dell'alcol e che aveva ingigantito quello che accadeva dentro casa perché pensava che in questo modo qualcuno si sarebbe preso cura non soltanto di lei e della sua bambina, ma anche del marito che aveva bisogno assolutamente di essere curato. L'uomo è uscito dal tribunale con la promessa che inizierà un percorso terapeutico per gli alcolisti. 

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Il Messaggero