Dalla Toti Trans all'ex Consorzio agrario di Frosinone, gli occhi sui capannoni all'asta con le società dei prestanome

Dalle intercettazioni emerge l'interesse per il complesso di via Maria

Il complesso dell'ex Consorzio agrario in via Maria a Frosinone
Il direttore generale e amministratore delegato della Bpf Rinaldo Scaccia e Angelo De Santis, secondo le accuse, intrattengono rapporti d'affari soprattutto con le aste...

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Il direttore generale e amministratore delegato della Bpf Rinaldo Scaccia e Angelo De Santis, secondo le accuse, intrattengono rapporti d'affari soprattutto con le aste giudiziarie. Nell'ordinanza si citano colloqui in cui due parlano dell'eventuale acquisizione dell'area dell'ex Interporto, in via Selva dei Muli a Frosinone, del capannone Mazzocchia ad Alatri, quello dell'ex Toti Trans.

Ma l'affare più succulento sarebbe quello degli immobili dell'ex Consorzio Agrario. Il complesso si trova in via Marìa, a due passi dalla sede della Banca Popolare del Frusinate. Siamo nel settembre del 2022. È De Santis a proporre a Scaccia di partecipare alla vendita all'asta. Niente di apparentemente anomalo, ma singolare è lo stratagemma, ricostruito grazie alle intercettazioni ambientali, a cui i due pensano per l'eventuale acquisizione dell'immobile. Ossia, sostiene l'accusa, attraverso società intestate a prestanome, come successo per altri immobili entrati nella disponibilità di De Santis e Scaccia.

Il direttore della Bpf, riportano gli investigatori, si mostra molto interessato all'affare, però consiglierebbe a De Santis di non partecipare in prima persona e con società da lui gestite perché è notevolmente esposto con la banca. De Santis a quel punto afferma che potrebbe utilizzare una società di Paolo Polletta nella sua completa disponibilità: «È roba mia, a Polletta ci faccio fare una procura al 50% per stare tranquillo e intanto mi prendo l'immobile, poi quando sarà il momento entrerai in società e ti pigli la società». I due pensano anche alle prospettive d'investimento e a come finanziarlo. «Ci mettiamo la banchetta, ci faccio una palazzina. Quattro appartamenti, uno ufficio, ce li rivendiamo e facciamo rientrare un po' di soldi», dice De Santis. Scaccia commenta: «Questo è un bel complesso, non te lo puoi far scappare». Quindi De Santis pensa anche a come finanziare l'acquisizione immobiliare: «Mettiamo altre duecento a testa, facciamo un mutuo alla metà». Dalle carte non emerge se l'affare sia poi andato in porto.

Sicuramente è saltato quello per l'area dell'ex Interporto con il relativo capannone, poi rilevati da un altro imprenditore, ma per la quale, siamo nel luglio del 2021, Scaccia e De Santis avevano mostrato interesse. De Santis propone di partecipare all'asta giudiziaria con la società Elemago, formalmente intestata ad una nipote di De Santis, ma di fatto, secondo le accuse, controllata dallo stesso faccendiere, dal direttore generale della Bpf e dal notaio Labate che De Santis informa sulla questione dell'ex Interporto, subito dopo la conversazione con Scaccia.

 

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Il Messaggero