Veroli, gatti morti avvelenati in via Roma: s’indaga. Rapporto in Procura

Veroli, gatti morti avvelenati in via Roma: s’indaga. Rapporto in Procura
Gatti avvelenati e morti in via Roma, indaga la polizia locale di Veroli che ha inoltrato un’informativa alla Procura contro ignoti per violazione dell’articolo 544...

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Gatti avvelenati e morti in via Roma, indaga la polizia locale di Veroli che ha inoltrato un’informativa alla Procura contro ignoti per violazione dell’articolo 544 bis e ter del Codice penale. Le due disposizioni di legge prevedono pene per “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale” che rischia “la reclusione da 4 mesi a 2 anni” il 544 bis; multe salatissime che vanno da 5mila a 30mila euro e la pena della reclusione da tre a diciotto mesi per “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione a un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”. 

È il comandante della Municipale a fare il punto della situazione: «Il fenomeno a cui assistiamo nell’area lungo via Roma – spiega il dottor Massimo Belli – è incomprensibile. Perciò stiamo svolgendo accertamenti al fine di comprendere quale sia la causa all’origine di tutti questi avvelenamenti che la legge configura come veri e propri reati».

E pensare che ciò accade a Veroli mentre a Roma la Regione Lazio stabilisce che da ora in poi è vietato tenere i cani alla catena. A maggior ragione diventa difficile «comprendere i motivi per cui si possa arrivare ad avvelenare dei gatti - aggiunge il comandante Belli –. Sono animali domestici che solitamente non creano i problemi che spesso vengono associati ai cani, come l’abbaiare durante la notte o lo sporcare con gli escrementi. E ciò rende più complicato risalire al movente. In questi giorni stiamo analizzando ogni elemento utile a comprendere i motivi di questi gesti gravissimi. Motivi che permetteranno di individuare più facilmente anche i responsabili che, qualora identificati, rischiano sanzioni pesanti e addirittura il carcere. Intanto abbiamo inviato una informativa alla Procura di Frosinone».

 

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Il Messaggero