Avvisi sull’imposta per la pubblicità, polemiche in assise a Monte San Giovanni. L’assessore: «Notificati regolarmente»

Avvisi sull’imposta per la pubblicità, polemiche in assise a Monte San Giovanni. L’assessore: «Notificati regolarmente»
Accertamenti dell’imposta sulla pubblicità a Monte San Giovanni Campano, dopo l’esposto in Procura a causa della stessa partita Iva indicata su numerose...

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Accertamenti dell’imposta sulla pubblicità a Monte San Giovanni Campano, dopo l’esposto in Procura a causa della stessa partita Iva indicata su numerose cartelle il caso è finito anche sui banchi del Consiglio comunale. Ce lo hanno portato gli esponenti di Monte nel cuore, Carlo Coratti e Silvia Visca, che hanno «chiesto lumi sugli avvisi». Pronta la replica dell’assessore ai Tributi Quirino Fusco che attribuisce la colpa al software: «Nonostante l’errore meramente formale gli avvisi sono correttamente notificati».

Il caso era scoppiato lo scorso febbraio con una querela presentata alla Procura della Repubblica, in cui si contestavano avvisi di accertamento, ricevuti da diversi cittadini, che riportavano il codice fiscale e la partita Iva di una società che gestisce 50 cartelloni pubblicitari sul territorio e che ha denunciato anche la violazione della privacy. Altre contestazioni riguardano la richiesta dell’imposta di occupazione non dovuta perché relativa ad impianti ricadenti su strade provinciali e richieste di pagamento per tutti gli anni precedenti al 15 aprile 2020, data in cui sono stati effettuati gli accertamenti. Mancherebbe la prova della presenza dei manifesti e delle insegne prima di quel giorno.

L’assessore ai Tributi ha ricostruito l’iter amministrativo scaturito da una delibera di Giunta con cui la precedente Amministrazione comunale ha dato le direttive «al responsabile del servizio Tributi di individuare l’operatore economico a cui affidare i rilievi sul territorio di tutte le insegne e i cartelli pubblicitari esistenti e la geolocalizzazione degli impianti per le pubbliche affissioni». L’operatore è stato individuato secondo legge al costo di 8mila euro più Iva e, riferisce ancora Fusco, «ha consegnato all’Ufficio tributi delle schede dettagliate».

Per quanto riguarda la regolarità degli accertamenti, invece, secondo l’assessore «è successo che in circa 35 avvisi è stato riportato, per errore del software, un numero di partita Iva non riconducibile al soggetto a cui è stato notificato. Ma nonostante l’errore, meramente formale, gli avvisi di accertamento sono stati regolarmente notificati», senza ricorsi né impugnazioni alla commissione tributaria per cui, secondo l’assessore «si può ritenere che tutti i destinatari abbiano ricevuto correttamente la notifica degli avvisi e sono in condizione di conoscere esattamente la pretesa del Comune».

Coratti ha contestato che si possa ritenere un errore formale l’indicazione sugli avvisi di accertamento della partita Iva di un altro soggetto. L’assessore Fusco ha ribadito che seppur l’errore c’è, ed è innegabile, la partita Iva è di dominio pubblico e l’atto non è illegittimo.

 

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Il Messaggero