Botte alla moglie, condannato un imprenditore

Botte alla moglie, condannato un imprenditore
Maltrattamenti in famiglia, imprenditore di 45 anni condannato ad un anno di reclusione. La storia che ha portato l’uomo alla sbarra risale a circa tre anni fa quando la...

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Maltrattamenti in famiglia, imprenditore di 45 anni condannato ad un anno di reclusione. La storia che ha portato l’uomo alla sbarra risale a circa tre anni fa quando la moglie, una casalinga di 34 anni residente a Frosinone, dopo essere stata massacrata di botte, era riuscita a scappare di casa insieme alla sua bambina di pochi anni e a denunciare il coniuge presso la caserma dei carabinieri.


IL DIVIETO
A seguito di quella denuncia l’imprenditore aveva ricevuto il divieto di avvicinamento alla moglie ed alla figlioletta. Ma la vicenda è finita nelle aule di tribunale. L’imputato che era rappresentato dall’avvocato Rosario Grieco è stato condannato ad un anno di reclusione. Più di una volta la vittima a causa delle percosse ricevute era dovuta ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso. Il legale difensore ha comunque preannunciato che presenterà ricorso in Appello.

La giovane mamma, avrebbe riferito in aula, aveva deciso di trascinare il marito sotto processo perché non ce la faceva veramente più a sopportare quel comportamento. Sovente poi alzava il gomito e quando l’uomo si trovava sotto l’effetto dell’alcol si trasformava in una belva inferocita. La donna per lungo tempo aveva sopportato ogni tipo di vessazione. Spesso quando ritornava a casa ubriaco, le impediva di andare a dormire nel letto e la chiudeva in bagno. E se la cena che aveva preparato non era di suo gradimento cominciava a picchiarla davanti alla figlioletta prendendola per i capelli e trascinandola urlante per tutta casa. E come accade in questi episodi di violenza familiare, il marito l’aveva isolata dal resto del mondo. Le aveva impedito di avere rapporti interpersonali.

Per la donna era impensabile poter uscire con una amica. La cosa più grave è che le vietava persino di incontrare i suoi familiari. In questo modo l’imprenditore pensava di avere il controllo totale sulla moglie. Ma l’ultima volta che l’aveva picchiata, la donna, nonostante si reggesse a malapena sulle gambe a causa dei pugni e dei calci che le aveva sferrato su tutto il corpo, approfittando di un attimo di distrazione del coniuge era riuscita ad arrivare alla porta ed a scappare con la sua bambina in braccio. Quella sera non sentiva più alcun dolore, sapeva che soltanto denunciando le violenze ed i soprusi che venivano consumati all’interno di quelle mura domestiche avrebbe potuto ricominciare a vivere.

Ma. Mi.

 

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Il Messaggero