Nessun movente preciso dietro l'omicidio di Domenico Pascarella, ma forse solo l'instabilità psichica di Matteo Sbaraglia aggravata dal fatto che il 35enne non...
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Prima però il sostituto procuratore Vittorio Misiti dovrà conferire gli incarichi al medico legale per l'autopsia e la consulenza psichiatrica. Nel frattempo proseguono proseguono le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Alatri coordinati dal luogotenente Giovanni Pizzotti, sotto il coordinamento del comandante provinciale, il colonnello Fabio Gagnazzo.
L'instabilità psichica di Sbaraglia resta la principale pista investigativa. La perizia psichiatrica fornirà un quadro più chiaro, ma alcuni elementi fanno dubitare sulla sua condizione di lucidità e di consapevolezza tutta da accertare. Il fatto ad esempio che il 35enne, dopo l’omicidio, girasse tranquillamente per le vie del centro storico e abbia lasciato nella propria abitazione (in uno sgabuzzino sotto una coperta) la mazza da baseball, macchiata di sangue, con cui aveva colpito a morte Pascarella, lascia sospettare che lo stesso potesse non essere pienamente cosciente di quello che aveva fatto.
I disturbi psichiatrici di Sbaraglia, già in cura al Centro d’igiene mentale, sono conclamati. Ha una lunga storia clinica alle spalle con disturbi di natura schizofrenica e depressiva, ma era in grado di badare a se stesso. Lavorava saltuariamente come manuale o nei progetti sociali del Comune. Non ha mai manifestato comportamenti violenti. Già orfano di madre, la morte del padre, avvenuta circa un anno fa, potrebbe aver minato la sua stabilità psichica già precaria. È emerso inoltre che Sbaraglia, ultimamente, non seguisse con regolarità la terapia con i farmaci. Ai carabinieri avrebbe riferito di non averli assunti negli ultimi giorni. Non è escluso che questo possa aver alterato il suo stato psichico e alimentato pulsioni violente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero