Cancellati fermi dalle auto per oltre un milione di euro, come funzionava la truffa: venti indagati

Cancellati fermi dalle auto per oltre un milione di euro, come funzionava la truffa: venti indagati
Atti di vendita falsi per cancellare il fermo amministrativo dalle auto apposto per i debiti con il Fisco. È la presunta truffa al centro di un'indagine della Guardia...

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Atti di vendita falsi per cancellare il fermo amministrativo dalle auto apposto per i debiti con il Fisco. È la presunta truffa al centro di un'indagine della Guardia di Finanza che, dopo due anni di accertamenti, in questi giorni è arrivata alle battute finali con l'avviso di chiusa inchiesta coordinata dalla Procura di Cassino.

Una ventina gli indagati tra funzionari comunali, titolari di agenzie automobilistiche e di rivendite auto. Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono truffa, abuso d'ufficio e falsità ideologica.

L'inchiesta partita dopo un esoposto dell'Aci

L'inchiesta è partita dopo un esposto presentato dal responsabile Aci di Frosinone. Le presunte condotte illecite sarebbero avvenute tra le province di Roma e Frosinone, soprattutto nel Cassinate.

Alcuni imprenditori che operano nel commercio di auto avrebbero cercato auto gravate da fermi amministrativi e una volta individuati i proprietari avrebbero proposto a questi ultimi di farsi cedere i veicoli ad un prezzo esiguo, ma spesso anche gratuitamente. In cambio i proprietari, con la cessione dei veicoli, ottenevano la decadenza del blocco senza saldare il debito con l'erario.
Per ripulire le auto, stando alle contestazioni, sarebbero state formalizzati atti di vendita falsi che recavano la data antecedente al fermo amministrativo.

Un passaggio che, secondo la Finanza, sarebbe avvenuto con la complicità di pubblici ufficiali autenticatori: funzionari comunali e dipendenti di uffici iscritti allo Sportello telematico dell'Automobilista. Questi ultimi, si legge negli atti di accusa, «attestando dolosamente il falso, certificavano l'esecuzione di atti di vendita nella realtà mai avvenuti o avvenuti in luoghi e/o date diverse da quelli certificati e comunque non alla presenza del pubblico ufficiale autenticatore».

La presunta truffa però non serviva soltanto a rivendere le auto a terzi, ma spesso anche solo per aggirare gli obblighi con il fisco. In alcuni casi è emerso infatti che le auto, ripulite dal fermo amministrativo, restavano nella disponibilità degli stessi ex proprietari nonostante la presunta vendita.

Oppure la proprietà dei veicoli veniva trasferita a parenti o amici, ma alcuni di quelli che avevano ceduto le auto hanno anche dichiarato di non essersi mai recati negli uffici per l'autentica delle firme.
Tra gli indagati due dipendenti comunali, uno di Fontana Liri e l'altro di Piedimonte San Germano, e i titolari di tre agenzie automobilistiche di Cassino, San Giovanni Incarico e Piedimonte San Germano.

Il caso finito davanti alla Corte dei Conti

I casi finiti al centro dell'indagine sono 85 e avrebbero comportato la decadenza di fermi amministrativi per un totale di circa un milione e 200mila euro. Tutti debiti con il Fisco: Iperf, multe, bolli, tributi locali non pagati.

Per questo motivo, oltre al procedimento penale, si è attivato anche quello contabile. I due funzionari comunali e i tre titolari delle agenzie automobilistiche (difesi dagli avvocati Maria Palma e Sandro Salera) sono stati citati davanti alla Corte dei Conti per il presunto danno erariale provocato con la revoca dei fermi.

Ma secondo i giudici contabili, al netto delle contestazioni in sede penale, il danno erariale non può essere contestato in quanto, scrivono i magistrati, «l'ipotizzata decadenza del fermo non avrebbe comunque potuto incidere sul pur sempre esistente credito, che ben avrebbe potuto essere soddisfatto, persistendo l'inadempimento, tramite il ricorso ad altri strumenti di tutela». In altre parole il fermo era stata cancellato, ma il debito no.
 

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Il Messaggero