Il ruolo delle banche locali, workshop per i 30 anni della Popolare del Frusinate

Il ruolo delle banche locali, workshop per i 30 anni della Popolare del Frusinate
Il ruolo delle banche locali, come pilastro dello sviluppo del territorio,  è stato rimarcato nel corso del workshop sul tema «Crisi geopolitica e...

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Il ruolo delle banche locali, come pilastro dello sviluppo del territorio,  è stato rimarcato nel corso del workshop sul tema «Crisi geopolitica e “sistema Italia” quale impatto sull’attività creditizia, economica ed universitaria?» organizzato dalla Banca Popolare del Frusinate.

L’incontro si è tenuto nella sala riunione dello stadio “Stirpe” di Frosinone in occasione del trentennale della Banca. Una storia che ha radici nel lontano 1992 quando fu aperto il primo sportello, a due passi dal Matusa. Era il frutto del lavoro di un gruppo di imprenditori locali. 

Oggi la banca conta 1.460 soci.  Una grande famiglia si è ritrovata, domenica, presso lo Stadio Benito Stirpe  per una grande festa, culminata con il  concerto di Al Bano. Duemila persone, dalle tribune, ad accompagnare  le due ore di grande spettacolo.

 «Essere vicino alle famiglie, essere partner delle imprese per la realizzazione dei loro progetti, essere insieme ai giovani per concretizzare le loro idee ed avviarli all’attività. Ma c’è anche un valore etico, oltre a quello economico, nell’attività dell’Istituto: ed è quello di contribuire, concretamente, allo sviluppo ed alla crescita culturale dell’area in cui opera - si legge in una nota - Intervento che si ramifica  in vari settori, dall’istruzione alla formazione, dall’arte alla storia, dal benessere alla musica, dalla salute allo sport» .  

«E l’aspetto più significativo – commenta l’amministratore delegato Rinaldo Scaccia – è che i due anni di pandemia non hanno minimamente rallentato la crescita della nostra Banca».

«Il segreto – osserva il presidente Domenico Polselli  - è la solidità della nostra Banca costituita da 1.460 soci che partecipano e vivono la banca. Perché questa è la  loro famiglia»

 

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Il Messaggero