Il reparto di Neurochirurgia, gioiello frusinate dell'Ospedale "Spaziani" di Frosinone

Il reparto di Neurochirurgia, gioiello frusinate dell'Ospedale "Spaziani" di Frosinone
Tra interventi complessi, alcuni eseguiti in pochissimi ospedali di Italia e tecnologie all'avanguardia, l’ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone...

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Tra interventi complessi, alcuni eseguiti in pochissimi ospedali di Italia e tecnologie all'avanguardia, l’ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone può pregiarsi di avere una vera e propria eccellenza: la Uoc di Neurochirurgia. Il reparto frusinate è relativamente giovane. E’ nato, infatti, poco più di due anni fa, nel giugno del 2018. Operativo, tra l'altro, anche in questo momento Covid, con una guarda continua di 24 ore. A guidare il pool di medici è il direttore Giancarlo D’Andrea mentre, a completare l’equipe, sono i dottori Catello Costagliola, Biagia La Pira, Laura Lavalle, Placido Bruzzaniti, Alessandra Marongiu, Fabrizio Bambina e Vincenza Maiola.


Gli interventi
Il reparto dello "Spaziani" è attrezzato per trattare numerose e varie patologie. Si va da quelle cerebrali, come ad esempio le neoplasie, le malformazioni vascolari complesse, le emorragie spontanee e post-traumatiche, fino a patologie spinali, su tutte le malformazioni della giunzione cranio-vertebrale, ernie del disco, fratture vertebrali, malformazioni vascolari midollari, neoplasie del canale vertebrale, del midollo e delle radici.
La strumentazione
Degna di eccellenza è anche la sala operatoria del reparto di Neurochirurgia, dotata delle più moderne tecnologie. Come, ad esempio, un particolare microscopio operatorio che permette una migliore rimozione dei tumori e utile anche alla visualizzazione in vivo dei vasi arteriosi e venosi, e un neuronavigatore di ultima generazione. Oltre ciò, la sala è fornita di strumentazione in grado di avere il miglior monitoraggio durante complessi interventi chirurgici di “awake surgery” (chirurgia cerebrale con paziente sveglio durante la rimozione di neoplasie cerebrali in aree critiche) e durante interventi chirurgici complessi per patologie spinali.
La complessità degli interventi eseguiti
Nello scorso giugno, nel reparto dello “Spaziani”, si è verificato un intervento di altissima difficoltà ed eseguito in pochissimi altri ospedali di tutto il Paese. Si è infatti intervenuto su una paziente affetta da una metastasi ossea da tumore mammario, localizzata nelle prime tre vertebre cervicali. L’intervento chirurgico scelto è stato quello della decompressione anteriore, attraverso un approccio transorale.

Questa tecnica, proprio in quell'occasione, è stata eseguita per la prima volta anche nell'ospedale di Frosinone. «Quel tipo di approccio - racconta il dottor Costagliola che ha eseguito l’intervento, aiutato dalla dottoressa Lavalle – è particolare perché fatto attraverso la bocca. Serve anche un set di ferri chirurgici molto particolare. Andando a levare una parte di osso, infatti, si destabilizza la colonna vertebrale. Quindi, è necessaria una stabilizzazione posteriore. L’intervento è durato 7 ore e la sua particolarità è proprio nell'approccio, attraverso la bocca, per arrivare all'altezza della seconda vertebra cervicale. Dato che la paziente aveva una compressione tra la seconda e la terza vertebra, abbiamo pensato a questa scelta chirurgica. Nella stessa seduta, tra l’altro – continua Costagliola – la paziente è stata girata e operata per una decompressione posteriore e una stabilizzazione con delle barre ed uncini in titanio». Grazie a questo particolare e complesso intervento, nella soddisfazione dell’equipe, la paziente ha successivamente beneficiato di una riduzione del dolore cervicale e, soprattutto, nel recupero funzionale agli arti superiori.
Matteo Ferazzoli Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero