Sant'Elia Fiumerapido, il covo del boss di Forcella 'O lione' diventa un centro disabili

La palazzina ospiterà, oltre agli uffici del Consorzio dei Servizi sociali del Cassinate e una sede per i ragazzi diversamente abili

Sant'Elia Fiumerapido, il covo del boss di Forcella 'O lione' diventa un centro disabili
Quella notte del 9 agosto 1986 i carabinieri andarono a colpo sicuro. In una villa in via Masseria Chiusanova, all'ingresso di Sant'Elia Fiumerapido, erano certi di...

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Quella notte del 9 agosto 1986 i carabinieri andarono a colpo sicuro. In una villa in via Masseria Chiusanova, all'ingresso di Sant'Elia Fiumerapido, erano certi di trovare Carmine Giuliano, soprannominato O Lione, esponente di spicco del clan camorristico Giuliano, che nel rione Forcella a Napoli aveva il cuore dei traffici malavitosi. O Lione si nascondeva lì. Di questo gli uomini dell'Arma erano più che sicuri. L'attenta e lunga attività investigativa confermava la presenza del boss in quella villa. Ciò nonostante, quell'irruzione notturna stava concludendosi con un nulla di fatto. La casa era vuota. All'ultimo istante, quando i carabinieri stavano abbandonando l'abitazione, è arrivata la svolta: un maresciallo della stazione di Sant'Elia scende nel sottoscala si accorge che qualcosa non andava. Sotto ad un gradino della scala per il maresciallo c'era un vuoto. A quel punto i militi provarono ad alzare il gradino. Era così che l'intuizione del carabiniere trovava conferma. Sotto lo scalino c'era una botola dove si nascondeva O Lione'.

LA LATITANZA

Dopo una latitanza vissuta alla periferia del comune del Cassinate, per il boss del clan camorristico scattavano le manette. Con lui finiva in carcere anche Armando Mariano, anch'egli latitante ed esponente della camorra. A seguito degli arresti, la villa in via Masseria Chiusanova veniva sequestrata e nel 1993 confiscata. Nel 2003 veniva trasferita al patrimonio del Comune di S. Elia. E dal 2009 al 2013 infine, grazie a due finanziamenti regionali, sia gli spazi interni sia quelli esterni dell'immobile venivano completamente ristrutturati. Da ieri la struttura è rinata ad una nuova vita con il nome di Emanuela Loi'; l'agente di scorta, Medaglia d'Oro al Valor Civile, morta insieme al giudice Paolo Borsellino e ai colleghi nella strage di via D'Amelio del luglio 1992 a Palermo. La palazzina ospiterà, oltre agli uffici del Consorzio dei Servizi sociali del Cassinate, ente pubblico che associa 26 comuni, una sede per i ragazzi diversamente abili. «E' per il nostro paese ha sottolineato il sindaco Roberto Angelosanto un punto di arrivo. Con l'inaugurazione, si conclude un lungo iter giudiziario e amministrativo, che, qualche anno fa, ha visto la nostra amministrazione concedere l'immobile al Consorzio. Qui i ragazzi potranno dedicarsi alle attività di laboratorio e alla fattoria didattica».

I ragazzi, infatti, in quella palazzina seguiranno corsi di musicoterapia, di sport e realizzeranno nella sartoria La Pigotta Unicef di cui la prima prodotta è stata donata dal presidente Simone Costanzo a Maria Claudia Loi, sorella di Emanuela, presente alla cerimonia. Come avrebbe commentato, Emanuela, questa giornata? «Sarebbe stata felicissima» ha risposto Maria Claudia Loi. Poi ha detto: «Il valore della memoria e del bene che i nostri cari hanno compiuto nella vita terrena deve diventare un patrimonio per la nostra società. Dobbiamo tenere vivo il fuoco della speranza per non cedere difronte alla violenza e al male. La violenza non è la forza dell'uomo ma è la sua debolezza». Alla cerimonia, scandita dalle note della Banda don Bosco Città di Cassino diretta dal Maestro Marcello Bruni, c'erano i sindaci, il prefetto Ernesto Liguori, il questore Domenico Condello, il generale Pasquale Angelosanto, generale del ROS, il direttore Emilio Tartaglia e Giuseppe Antoci.
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Il Messaggero