Parco, svolta storica in Val di Comino: nasce l'area contigua. I sindaci sperano nel rilancio, ma in tre ricorrono al Tar

Parco, svolta storica in Val di Comino: nasce l'area contigua. I sindaci sperano nel rilancio, ma in tre ricorrono al Tar
  Le certezze sono quattro: è nata l’area contigua, rimangono in vita le aziende faunistico-venatorie, la caccia resta riservata ai residenti e non ci saranno...

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Le certezze sono quattro: è nata l’area contigua, rimangono in vita le aziende faunistico-venatorie, la caccia resta riservata ai residenti e non ci saranno ulteriori vincoli territoriali rispetto a quelli già esistenti trattandosi già di zona montana. Gli obiettivi degli amministratori comunali, invece, sono tanti e ambiziosi: cogliere e pianificare nuove occasioni di rilancio, puntare a una corsia preferenziale per l’accesso ai fondi regionali e provare, per l’ennesima volta, a fare squadra conciliando la tutela dell’ambiente con lo sviluppo sostenibile. Nel mezzo le perplessità sollevate da qualche sindaco e poi sfociate in un ricorso al Tar che, al momento, non ha prodotto effetti.

È quanto venuto fuori ieri dall’incontro organizzato a San Donato Val di Comino dopo la svolta, storica, dei giorni scorsi. La Regione Lazio, infatti, dopo anni caratterizzati da discussioni e confronti, ha ufficialmente istituito l’area contigua nel versante frusinate del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta di una fascia ben definita e regolamentata, prevista dalla legge quadro 394 sulle aree protette, che ricalca grosso modo la zona di protezione esterna. Quella stessa fascia cuscinetto che oggi, con la delibera di giunta regionale a firma dell’assessore Roberta Lombardi, viene sostituita dalla nuova perimetrazione. Un percorso di concertazione, fatto di riunioni e pareri, iniziato tempo fa e che ha visto l’accelerazione a gennaio, quando il presidente del Parco ha approvato la proposta della Regione sulla determinazione dei confini. Da qui alla firma del protocollo d’intesa Regione-Parco il passo è stato breve.


I COMUNI
Sono otto i centri della Val di Comino che ricadono con una porzione di superficie più o meno vasta nella neonata area: Alvito, Campoli Appennino, Pescosolido, Picinisco, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Settefrati e Vallerotonda. L’area contigua, che misura circa 14mila ettari, rispetto all’ex zona pre parco è meno estesa: nell’accordo, infatti, è stato previsto un leggero restringimento di 324 ettari, tenendo fuori in sostanza i centri abitati e altre fette di comprensorio.


L’INCONTRO
Di tutto questo si è parlato a San Donato. Erano presenti amministratori comunali e provinciali, il consigliere regionale Mauro Buschini, gli assessori regionali Roberta Lombardi e Valentina Corrado, Vito Consoli, capo della Direzione regionale ambiente e sistemi naturali, e il presidente del Parco, Giovanni Cannata. A fare gli onori di casa è stato il sindaco Enrico Pittiglio. Dapprima si è espresso a favore dell’area contigua, poi ha spiegato: «Ora vanno definiti piani e contenuti a tutela del territorio, dei cittadini e della fauna». Due i punti fermi di Pittiglio: «Le aziende faunistiche dovranno restare centrali nella gestione dell’attività venatoria e servono risorse da investire sulla zona». Poi è stata la volta dell’assessore Lombardi: «Ora è il momento di creare, di concerto con i Comuni, nuove opportunità di crescita a beneficio della tutela ambientale e delle economie locali». Lombardi, che ha definito l’area contigua «uno scrigno di biodiversità grazie al quale oggi sopravvive l’unica popolazione di orso bruno marsicano esistente al mondo», ha aggiunto: «Non c’è alcuna cessione di sovranità al Parco come qualcuno sostiene, ma c’è una nuova concezione di sviluppo. La Regione recepirà le richieste delle comunità locali».

Il direttore Consoli, tra l’altro, ha sottolineato: «La caccia non sarà vietata, resteranno vigenti le norme che già la regolamentano, e non interverranno nuovi vincoli paesaggistici rispetto a quelli già esistenti». L’assessore Corrado ha affermato: «Istituiremo un tavolo sul turismo anche per quanto riguarda le aree interne, ma serve una visione univoca e strategica. La strada non è quella delle singole progettualità. L’area contigua è una spinta ulteriore per elaborare programmi più ampi». Il vicepresidente della Provincia, Luigi Vacana, ha dichiarato: «Il nostro ente vuole essere parte attiva perché l’area contigua è un valore aggiunto». Il presidente dell’ente naturalistico, invece, ha lanciato un appello affinché si instauri la massima collaborazione. «Ora che l’area contigua c’è, bisogna concentrarsi su piani e progetti. Con questa presidenza vi assicuro che non ci sarà alcuna distinzione tra i territori delle tre regioni del Parco».


I RICORRENTI
Durante l’incontro, inoltre, è emerso che tre Comuni, Picinisco, San Biagio e Vallerotonda, non condividendo la geografia dell’area contigua e altri aspetti, hanno presentato ricorso al Tar, che, però, non ha accolto la richiesta di sospensiva.


Il versante laziale, dunque, si uniforma così all’Abruzzo e al Molise, che hanno già varato l’area contigua. Per i sindaci della Valle, invece, questa nuova fase può rappresentare il primo esperimento di cooperazione fondato su una vera unità fisica dei territori, cioè senza frammentazioni come avvenuto, ad esempio, con le tre Unioni dei Comuni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero