Un disastro. Un Frosinone senz’anima rimedia la seconda batosta interna (0-5, come contro la Samp) e resta inchiodato al penultimo posto in classifica (sarebbe ultimo senza...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un disastro. Un Frosinone senz’anima rimedia la seconda batosta interna (0-5, come contro la Samp) e resta inchiodato al penultimo posto in classifica (sarebbe ultimo senza il -3 inflitto al Chievo). L’Atalanta, cinica e spietata, brillante e con un altro passo, surclassa i giallazzurri sul piano atletico, tattico e del gioco e, trascinata da Zapata, protagonista assoluto con una quaterna, fa riemergere i mali che da inizio stagione opprimono e bloccano il Frosinone.
Quello visto oggi allo «Stirpe», stadio che peraltro resta un tabù per le vittorie interne, non è sembrato una squadra: lento, macchinoso, abulico, stanco dopo pochi minuti, privo di idee e di grinta nonché innocuo in attacco. Soprattutto estremamente fragile in difesa (disarmante la facilità con cui l’Atalanta è arrivata in zona gol) e non in grado di esprimersi in velocità e di ripartire con efficaci verticalizzazioni, l’essenza del calcio moderno. Troppo poco per sperare nella salvezza, nonostante al termine del campionato manchino ancora 18 partite. È vero, era un Frosinone in emergenza. Ma le assenze, sei tra squalifiche e infortuni, non devono rappresentare un alibi, anche perché le altre prestazioni offerte finora, se si eccettuano alcune gare, tra cui quelle contro la Spal e il Milan, non si discostano da quella odierna.
LA SPERANZA
C’è ancora tempo per rimediare e per tentare una disperata rincorsa verso la salvezza, fortunatamente ancora a portata di mano. La chiave è la finestra invernale del calciomercato, da cui dovranno arrivare assolutamente rinforzi, almeno tre e di categoria (l’attacco è una priorità, anche se oggi la sufficienza l’ha meritata soltanto Pinamonti per l’impegno e la personalità), per cercare non solo di potenziare l'organico e renderlo più competitivo, ma anche di risollevare morale e fiducia all’interno del gruppo e in tutto l’ambiente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero