Frosinone. Aiuti alimentari ai tempi del coronavirus: da tremila a seimila i poveri assistiti dalla Caritas

La preparazione dei pasti da asporto in una mensa caritas
Aumenta la povertà a Frosinone e provincia a causa dell’epidemia da coronavirus. A distanza di un mese...

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Aumenta la povertà a Frosinone e provincia a causa dell’epidemia da coronavirus.

A distanza di un mese dall’inizio della serrata generale si fanno pesanti i numeri di persone che sono sempre più in difficoltà. Basti pensare che chi richiede un aiuto alimentare è raddoppiato mentre e più che triplicato chi si rivolge alle mense sociali per provvedere al proprio fabbisogno alimentare giornaliero. E’ questa la fotografia che viene dalla Caritas di Frosinone che con la sua rete sul territorio ha un monitoraggio costante della situazione in corso. Quattro sono i settori di cui si occupa la Caritas: i centri di ascolto, parrocchie, mensa diocesana, dormitorio. Per quanto concerne il centro di ascolto l’attività è stata sospesa per evitare contagi e perché era difficile mantenere le distanze. Il dormitorio di Ceccano dall’inizio dell’emergenza non accoglie più persone nuove ed è rimasto a 12 ospiti proprio per evitare contagi.
Hanno invece registrato un vero e proprio boom di richieste il sostegno alimentare tramite le parrocchie e le mense. "Noi gestiamo il fabbisogno di 82 parrocchie sparse in 21 comuni – spiega il responsabile della Caritas di Frosinone Marco Toti. Ebbene da queste parrocchie emerge che nell’ultima settimana abbiamo registrato una richiesta pari al doppio rispetto alle situazioni antecedenti all’emergenza Covid 19. A Ferentino c’è il nostro centro smistamento alimentare di prodotti freschi con due tir che ci scaricano due volte a settimana. Se prima la nostra platea era formata da circa 3 mila soggetti oggi possiamo ritenere che siamo quasi alle sei mila". C’è poi il discorso della mensa diocesana presso l’ex ospedale civico di viale Mazzini. Prima dell’emergenza la comunità di sant’Egidio che si occupa del servizio preparava circa 30 pasti al giorno, oggi siamo a 100 anche se il cibo è solo da asporto e la mensa per motivi di sicurezza è stata chiusa.

Ma com’è cambiata la tipologia di persone che richiedono queste forme di assistenza?

"Da quando si è chiuso tutto – spiega Toti – c’è tutto un mondo nuovo che prima non si rivolgeva a noi e che oggi è costretta a farlo: molte persone che prima avevano un’attività e vivevano bene con l’incasso giornaliero, chi lavorava in nero e chi arraggiandosi con piccoli lavoretti sbarcava il lunario sono le categorie più esposte. Secondo alcuni nostri calcoli le persone in difficoltà in questo momento sono molto di più ma per molti c’è un senso di pudore a rivolgersi alla parrocchia o alla mensa e quindi molte richieste ci arrivano non in maniera diretta ma filtrate da amici di amici".

C’è una fotografia del territorio che in questo momento è più in difficoltà?


"I comuni del basso Lazio e Frosinone. Nel capoluogo – conclude Toti - ci sono alcune parrocchie come quella di santa Maria Goretti a Selva Piana o la Sacra Famiglia alla stazione di Frosinone che, in questo momento, assistono tantissime persone". Intanto continua a crescere il numero di chi richiede il bonus spesa. Nella sola giornata di oggi sono state 350 le nuove richieste che si vanno ad aggiungere alle 400 arrivate nei primi giorni. Il comune si attende intorno alle 1200 domande.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero