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Uniti nella buona e nella cattiva sorte, ma per provare a salvarsi ora tocca dividersi, Così è stato per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, conosciuti come i “gemelli” anche se gemelli non sono. Almeno geneticamente. Nella vita invece sono stati quasi fratelli siamesi, l’uno la spalla dell’altro, con quella fama di picchiatori che entrambi, praticanti dell’arte marziale MMA, si portavano dietro. Anche se dei due il vero lottatore che aspirava ad una carriera professionale, era Marco Bianchi, leggermente più basso del fratello Gabriele, messo sul ring dallo zio e conosciuto negli ambienti del combattimento con il nome di “El Maldito”. È stato solo lui a infierire con i colpi mortali su Willy?
Fratelli Bianchi, l'ex legale: «Sentenza Willy mediatica». Ma per i giudici è stata esecuzione
Fratelli Bianchi, la difesa in primo grado
Il destino comune dei fratelli, tra spaccio, risse e pose da duri, ha segnato anche il processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte in cui tutti e due sono stati condannati all’ergastolo. I fratelli di Artena si sono difesi in aula come se fossero stati la stessa persona. E in effetti arrivano insieme ai giardinetti di Colleferro la notte tra il 5 e il 6 settembre di due anni fa e insieme se ne vanno dopo una manciata di secondi lasciando esanime a terra Willy. La Corte d’Assise del tribunale di Frosinone li ha ritenuti colpevoli allo stesso modo. Ergastolo per entrambi, anche per i loro precedenti penali. L’ultima condanna, per estorsione e spaccio, è arrivata nell’aprile scorso. Violenti seriali.
Fratelli Bianchi, cosa cambia in appello
In vista dell’appello però il destino processuale dei “gemelli” di Artena sembra dividersi. Intanto nella scelta degli avvocati. Gabriele sarà difeso dagli avvocati Ippolita Naso e Valerio Spigarelli, mentre i legali del fratello Marco sono Pasquale e Gianluca Ciampa. Tutti del Foro di Roma. La strategia comune in primo grado evidentemente non ha pagato, anche perché, alla luce delle testimonianze raccolte durante il processo, la posizione più compromessa, è apparsa quella di Marco Bianchi, El Maldito, il vero lottatore dei due, quello che sapeva come e dove picchiare senza lasciare traccia. Come è accaduto nel caso di Willy sul cui corpo non sono state trovate ferite superficiali.
Dettagli che possono fare la differenza in Appello dove le difese punteranno di far riconoscere l’omicidio preterintenzionale, anziché volontario come riconosciuto in primo grado. Si ripartirà dal riesame delle testimonianze e per fare questo le strade giudiziarie dei “gemelli” Bianchi devono dividersi.
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