Dona la casa per evitare il pignoramento, ma per il tribunale è un atto illegittimo

Dona la casa per evitare il pignoramento, ma per il tribunale è un atto illegittimo
Accendere un finanziamento o un mutuo, non pagare le rate e donare la casa a un parente per evitare l'esproprio dell'immobile è illegittimo, ma soprattutto espone...

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Accendere un finanziamento o un mutuo, non pagare le rate e donare la casa a un parente per evitare l'esproprio dell'immobile è illegittimo, ma soprattutto espone anche al pagamento di salate spese legali in caso di condanna. Il principio è stato ribadito con una recentissima sentenza del Tribunale di Cassino, sezione civile, che ha annullato l'atto di donazione e dato ragione a una banca che vantava un credito nei confronti di un cliente. Quello finito all'attenzione del Tribunale di Cassino non è un caso isolato, nonostante la consolidata giurisprudenza in tema di revoca della donazione. Tutto ha avuto inizio un paio di anni fa, quando un uomo chiede un finanziamento da trenta mila euro a un istituto di Credito di Cassino. Paga le prime rate e poi smette.


L'uomo ha diversi beni, tra cui una casa di proprietà, per cui la banca potrebbe rivalersi sul bene immobile. Ed è quello che accade. In prima battuta la banca aziona il decreto ingiuntivo, (vale a dire, l'atto necessario con il quale si fa valere in giudizio il credito), l'uomo si oppone al decreto, blocca l'esecutività, e qualche mese dopo dona la casa a un parente diretto. Un atto consequenziale che l'istituto di credito, assistito dall'avvocato Antonella Verrecchia, porta subito a conoscenza al Tribunale di Cassino.

Nel frattempo arriva la sentenza che rigetta l'opposizione al decreto ingiuntivo e dunque il credito della banca diventa certo ed esigibile. Ma per essere soddisfatta del credito la banca deve azionare un altro giudizio: la revoca della donazione eseguita dinanzi a un notaio. C'è stato, così, un altro processo civile con il quale è stata attivata l'azione revocatoria. Un processo nel corso del quale le parti hanno portato le proprie posizioni, fino alla decisione di ieri mattina. Il Tribunale Civile di Cassino, nella persona della dottoressa Rossella Pezzella, ha accolto integralmente la domanda dell'istituto di credito, ha revocato l'atto di donazione ed ha condannato l'uomo a rifondere 7mila euro di spese processuali. Gli immobili dunque ancorché donati e quindi di proprietà di un altro soggetto, non debitore, potranno essere espropriati dalla Banca.

«Siamo soddisfatti per quel che concerne la sfera giuridica - ha fatto sapere l' avvocato Antonella Verrecchia - perché tale pronunzia va a confermare l'ormai consolidato orientamento giurisprudenziale in materia».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero