Ceccano, detenuto suicida, dolore e commozione al funerale. Il parroco: «Segnato dai mali della vita»

Le prole nella chiesa di Santa Maria a Fiume, all'inizio della sua omelia, di fronte a decine di persone presenti

I funerali dell'uomo morto nel carcere di Frosinone
Sono stati officiati i funerali del 35enne che mercoledì sera...

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Sono stati officiati i funerali del 35enne che mercoledì sera ha tentato il suicidio nel carcere di Frosinone e ha perso la vita una volta arrivato in ospedale. I suoi familiari e cari, rivoltogli ormai l'estremo saluto, pretendono la verità. Vogliono sapere se ci sia stato o meno un malfunzionamento della macchina dei soccorsi dopo che è stato trovato impiccato in cella. Sua sorella ha sporto denuncia contro ignoti e la Procura ha ormai aperto un fascicolo per omicidio colposo. Al suo interno testimonianze e ogni sorta di documentazione e video che possano accertare o escludere responsabilità indirette. Proprio di "colpa" ha parlato don Sebastian, parroco della chiesa di Santa Maria a Fiume, all'inizio della sua omelia, di fronte a decine di persone presenti.

«Un ragazzo ci ha dolorosamente lasciato, ma restiamo figli sempre, anche nei gesti estremi - ha detto - In ognuno di noi non devono esserci sentimenti negativi. Questo ragazzo ha perso la mamma quando era piccolo e non è riuscito a superare quel trauma. Siamo tutti a piangere sotto la croce, ma non abbiamo risposte. Togliamoci quel senso di colpa che scava e distrugge i cuori. Non genera mai la speranza. Il pianto ci consola, ci libera. Nessuno sia vittima della disperazione». Aveva avuto problemi di droga e sofferto di disturbi psichiatrici, ma si è deciso comunque di mandarlo in carcere anziché destinarlo in una struttura riabilitativa. «Era un ragazzo umile, semplice - ha detto di lui don Sebastian - Non ha mai accettato la mancanza della madre e successivamente, con la morte del papà, si è lasciato abbandonare alla tristezza e alla disperazione. Non è riuscito a superare i brutti stati d'animo che aveva. Ora, insieme al padre e alla madre, troverà finalmente la pace e supererà il trauma dell'infanzia». Il parroco ha poi letto un passaggio di un'autobiografia del detenuto. «Hoo chiesto scusa al Signore per questa società - ha esternato don Sebastian -. Ha scritto: "Vi racconto la mia vita. Ero bambino e già la odiavo. Quel passato ingiustamente derubato e disgregato. Sono cresciuto e piano piano sono caduto nella trappola mortale". Allora possiamo pensare che sia gradito al Signore e lo abbia tolto da questo mondo così malato». Il parroco ha anche ringraziato la sorella per avergli fatto leggere le lettere che riceveva dal carcere. «Vi volevate bene, in te vedeva la speranza - le si è rivolto il prete -. Ti adorava, ti ringraziava per averlo sostenuto e difeso, e ti dedicava poesie».

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Il Messaggero