Delitto Morganti, Franco Castagnacci molestò la figlia di un poliziotto Le avances prima dell'aggressione

Delitto Morganti, Franco Castagnacci molestò la figlia di un poliziotto Le avances prima dell'aggressione
Se soltanto Franco Castagnacci avesse dato la possibilità a Gianmarco, uno degli amici più cari di Emanuele, di raggiungere il ragazzo mentre si trovava in...

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Se soltanto Franco Castagnacci avesse dato la possibilità a Gianmarco, uno degli amici più cari di Emanuele, di raggiungere il ragazzo mentre si trovava in balìa del branco, forse oggi il giovane sarebbe ancora vivo.

Invece Franco Castagnacci ha bloccato Gianmarco e, dopo averlo preso per il collo, l’aveva fatto cadere da un muretto proprio mentre cercava di raggiungere l’amico che era caduto a terra a causa dei colpi inferti da Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna (oggi accusati di omicidio).
Subito dopo l’uscita dal Club «Mirò» Emanuele Morganti , che era stato già colpito da uno dei buttafuori, grazie al suo amico Gianmarco era riuscito a scappare verso la piazza. In quel frangente infatti, Gianmarco si era messo in mezzo per difendere Emanuele. Poco dopo Emanuele, avendo lasciato la fidanzata Ketti, era ritornato sui suoi passi, e, una volta raggiunta, accarezzandole il volto , le aveva detto che dovevano andare via da lì. Ma il branco lo aveva già accerchiato.
Tornando alla posizione di Franco Castagnacci, numerose sono le persone ascoltate in procura che hanno testimoniato la sua presenza prima all’interno del locale e poi fuori.
«Singolare è - si legge nell’ordinanza – che i testimoni concordano, tutti, nel dire di averlo visto colpire il povero Emanuele». Secondo gli elementi raccolti, l’uomo si trovava all’interno del Club Mirò con alcuni suoi amici.
Una ragazza, figlia di un ex ispettore di polizia, avrebbe riferito addirittura di essere stata molestata dal Castagnacci il quale, avvicinandola, le aveva cominciato ad accarezzare i capelli. La molestia si era interrotta soltanto perché qualcuno gli aveva riferito che era la figlia di un poliziotto e che dunque era meglio lasciarla perdere. «Allora io e tuo padre giocheremo a guardie e ladri» avrebbe detto rivolgendosi alla ragazza.

La sera maledetta del 26 marzo scorso quella persona con il maglione bianco, non più giovanissima, identificata poi in Franco Castagnacci, era stata vista da tanti giovani che si trovavano in quel punto di aggregazione e di svago. Qualcuno aveva sentito dire distintamente dall’uomo «Fermatelo, fermatelo , prendetelo...» e poi ancora ( sempre rivolgendosi a Emanuele Morganti) una ragazza aveva udito Franco Castagnacci urlare : «Ammazzatelo, ammazzatelo». Era stato a quel punto- si legge ancora nell’ordinanza- che Emanuele «a seguito di un forte pugno ricevuto al capo cadeva a terra a peso morto battendo la parte sottostante le portiere di un’auto in sosta di colore blu scuro». Gianmarco che per primo si era avvicinato ad Emanuele per soccorrerlo, aveva iniziato a gridare: «L’amico mio è morto». A quelle urla Mario Castagnacci avrebbe risposto ridendo. Ora Mario Castagnacci risponde di omicidio volontario in concorso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero