Covid Frosinone, l'impennata contagi non si ferma: altri 281 casi. La Cgil: «Chiamate continue al 118, ambulanze in fila per ore»

Covid Frosinone, l'impennata contagi non si ferma: altri 281 casi. La Cgil: «Chiamate continue al 118, ambulanze in fila per ore»
L'impennata dei contagi Covid in provincia di Frosinone non si ferma più: nelle ultime 24 ore il bollettino della Regione Lazio segna quota 281. Un nuovo record per la...

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L'impennata dei contagi Covid in provincia di Frosinone non si ferma più: nelle ultime 24 ore il bollettino della Regione Lazio segna quota 281. Un nuovo record per la Ciociaria che, ad eccezione di alcune Asl romane, segna il dato peggiore del Lazio. Ma quello che comincia a preoccupare fortemente è la pressione sugli ospedali, in particolare i reparti di emergenza.

A lanciare l'allarme è la Cgil: «Il carico di lavoro del 118 è impressionante; le chiamate sono continue, ma le ambulanze sono costrette a mettersi in coda per ore davanti all’Ospedale di Frosinone, in attesa che i pazienti vengano presi in carico. Le persone restano a lungo sui mezzi di soccorso senza poter andare, neppure, in bagno»,  scrivono scrivono Virgilio De Blasis, segretario FP Cgil Medici, e Giovanni Salzano, segretario generale della FP Cgil Frosinone Latina. 

Le recenti disposizioni assunte dalla Asl per fare fronte alla seconda ondata, osserva il sindacato, non bastano.

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La criticità principale riguarda in primo luogo la carenza di personale: «Per prima cosa, è ancora irrisolto il problema della carenza di personale medico ed infermieristico. A tutt’oggi, è fortissima la carenza di anestesisti, pediatri, cardiologi e medici di pronto soccorso, oltre ad altre figure sanitarie ed infermieristiche. Le assunzioni effettuate, purtroppo, non risultano assolutamente sufficienti rispetto alle reali necessità organizzative». 

Il fatto che l'emergenza Covid si stia riversano con un'onda in piena sugli ospedali, secondo la Cgil, dipende dalla  «scarsa integrazione Ospedale e Territorio si è rivelata il punto debole della politica sanitaria. I medici di base, senza protezioni e direttive, non hanno assistito i pazienti, limitandosi all’assistenza a distanza, con il risultato, che gli stessi pazienti, si sono riversati nei pronto soccorso ospedalieri, in condizioni ormai compromesse».

Secondo la Cgil «oltre ai medici di base, toccherebbe potenziare molto i servizi territoriali del Dipartimento di Prevenzione in modo da seguire i malati, tracciarne i contatti, rilevare tempestivamente lo scoppio
dei focolai. Potenziare anche tutti i laboratori analisi della Asl di Frosinone per processare, con più
precisione e più velocemente, più tamponi. Purtroppo i servizi del Dipartimento di Prevenzione hanno subito, negli anni, un depauperamento degli organici, non potendo, quindi, assolvere al meglio i propri compiti».

Infine, il sindacato avverte: «Bisogna tenere la guardia altissima e mettere in totale sicurezza gli Ospedali “No Covid” (Alatri, Cassino e Sora) dove si sta verificando un alto numero di contagi tra il personale sanitario. Controllare che vengano effettuati tamponi a tutti i malati in ingresso alla struttura. Tutto ciò è


essenziale per poter garantire continuità di cura per le altre patologia e impedire al personale sanitario di contagiarsi. Solo in questo modo si garantisce il diritto alla salute dei cittadini». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero