Frosinone, le denunce anti virus non si fermano: superata quota 400

Frosinone, le denunce anti virus non si fermano: superata quota 400
Chi ha sostenuto di dover andare in una struttura sanitaria, ma non era così. Chi ha spiegato che doveva raggiungere la farmacia, ma in un caso a quell’ora era...

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Chi ha sostenuto di dover andare in una struttura sanitaria, ma non era così. Chi ha spiegato che doveva raggiungere la farmacia, ma in un caso a quell’ora era chiusa e in un altro due frusinati si trovavano in Val di Comino, a 50 chilometri dal loro paese. Non solo: nei controlli dei carabinieri sono incappati anche i titolari di due negozi di frutta del Cassinate e una donna, perché notati privi di mascherine e guanti a servire clienti. Stessa sorte anche per una 59enne del Frusinate che non ha voluto saperne di scendere da un bus di linea, al punto che il mezzo è partito con circa 40 minuti di ritardo. E, stando alla ricostruzione, le è stata contestata anche l’interruzione di pubblico servizio.

C’è anche questo, oltre ad altri automobilisti e pedoni sorpresi in circolazione in Ciociaria senza valide ragioni, nel bilancio dell’ultima giornata di verifiche sul rispetto dei divieti per l’emergenza virus. Altre settanta persone denunciate (2.000 quelle controllate), dunque, per inosservanza del provvedimento dell’autorità, cioè del decreto emanato per contenere l’epidemia da Coronavirus. In sostanza prevede che si possa uscire di casa soltanto per esigenze primarie. Così il totale delle persone finite nei guai in provincia di Frosinone è salito a oltre 400.

Da giorni pattuglie di carabinieri, polizia, guardia di finanza e polizia locale hanno fatto scattare l’offensiva con centinaia di posti di blocco lungo le strade. Sorvegliati anche i centri urbani e le vie dei paesi. Munite di dispositivi di protezione individuale, le forze dell’ordine fermano tutte le auto e chiedono spiegazioni su destinazione e motivo del viaggio. Ancora molti, però, stando al report quotidiano della Prefettura, rispondono con giustificazioni o necessità non ritenute compatibili con le prescrizioni governative. C’è anche chi autocertifica o attesta di muoversi, in particolare in auto, per esigenze che poi, dalle verifiche, non risultano idonee con il decreto del 9 marzo scorso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero