Asl di Frosinone, visite nelle ore serali e nel weekend per recuperare 63mila prestazioni sospese per il coronavirus

Asl di Frosinone, visite nelle ore serali e nel weekend per recuperare 63mila prestazioni sospese per il coronavirus
Si lavorerà anche di sera, il sabato e la domenica. Ma se questo non dovesse bastare si ricorrerà ad altre soluzioni: contratti con specialisti e strutture private...

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Si lavorerà anche di sera, il sabato e la domenica. Ma se questo non dovesse bastare si ricorrerà ad altre soluzioni: contratti con specialisti e strutture private accreditate.


L’operazione smaltimento delle prestazioni ambulatoriali sospese a causa dell’emergenza Covid-19 nella Asl di Frosinone è partita ufficialmente ieri con la pubblicazione della delibera con cui si è cominciato a programmare la ripresa delle attività sanitarie ordinarie. 

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Le prestazioni da recuperare, a causa del blocco durato tre mesi, sono oltre 60mila, più precisamente 63.078. Considerando che per ogni prestazione sono stati stimati circa 30 minuti, compreso il tempo necessario alla sanificazione, il lavoro corrisponde all’incirca a 31.539 ore.
 
Come smaltire questa gran mole di arretrato? La Asl dovrà attenersi alle linee guida della Regione in base alle quali le prestazioni dovranno essere recuperate dando priorità ai pazienti più a rischio e più fragili e nelle ore non già impegnate dalle prenotazioni presenti sul Recup. Il recupero del pregresso, dunque, non potrà intralciare il lavoro corrente. 

Questo potrà avvenire solo ampliando il lavoro alle fasce serali, al sabato, domenica ed altri festivi. Si farà fare ricorso ovviamente alle prestazioni aggiuntive che, stando a quanto emerso nell’incontro che si è svolto giovedì tra azienda e rappresentanti sindacali, saranno contabilizzate come progetti specifici. Per il ricorso alle prestazioni aggiuntive resta il tetto fissato dalla Regione: 20 ore mensili. Budget ritenuto insufficiente per garantire il lavoro richiesto. Anche perché, oltre al tetto sulle prestazioni aggiuntive imposto dalla Regione, c’è l’altro, fissato dall’Europa, che impedisce ai medici di lavorare più di 48 ore a settimana. 

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L’adesione ai progetti tramite prestazione aggiuntiva è volontaria per cui ora i direttori dei reparti, dei presidi ospedalieri e dei distretti dovranno raccogliere le adesioni. C’è però un piano B che prevede il ricorso al privato: specialisti, altre forme di contrattualizzazione e strutture private accreditate. 


Il confronto con i sindacati per la contrattazione decentrata, dopo l’incontro di giovedì, è stato aggiornato al 24 giugno, in attesa di conoscere in primo luogo quanti aderiranno al progetto delle prestazioni arretrate.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero