Codice dei contratti, l'ordine degli architetti scrive alla Meloni: «No a queste norme»

Codice dei contratti, l'ordine degli architetti scrive alla Meloni: «No a queste norme»
Gli architetti della  provincia di Frosinone scrivono alla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, per dire no al nuovo codice dei contratti. Sotto accusa la...

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Gli architetti della  provincia di Frosinone scrivono alla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, per dire no al nuovo codice dei contratti. Sotto accusa la semplificazione di alcune procedure negli appalti pubblici che rischia di diventare piuttosto una banalizzazione. «Il principio del fare in fretta non deve mettere in secondo piano il principio del fare bene», si legge nella missiva. Per questo L’Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori  di Frosinone chiede  un ripensamento insieme ai colleghi degli ordini delle altre province italiane.  

«E’ un atto doveroso la sottoscrizione della nota condivisa con i colleghi di tutt’Italia  al fine di far sentire la voce di tutta la nostra comunità professionale con l’auspicio di poter avere a breve un giusto confronto con il governo e che si riformulino al più presto i contenuti proposti» -  dichiara il presidente  Paolo Vecchio. Secondo il rappresentante dell'Ordine in provincia: «Da un esame del testo, sono emerse diverse criticità, in primo luogo la mancanza di garanzia di qualità della progettazione delle opere pubbliche, quali beni di tutti i cittadini e delle generazioni future. Le risorse economiche disponibili devono essere messe a frutto in modo ottimale, sostenendo l’importanza del confronto di diverse soluzioni progettuali, dei concorsi di progettazione che lascino spazio anche ai giovani professionisti, favorendo un’ampia partecipazione a vantaggio delle trasformazioni virtuose dei nostri territori. Tempi veloci ed interessi economici non possono contrapporsi alla qualità del progetto e di conseguenza del risultato. E’ una questione di dovere civico, gli edifici e gli spazi pubblici devono essere consegnati alla società nella loro miglior veste». 

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Il Messaggero