Ceccano, all'iraniana Azadeh Ghochagh il premio per il miglior film del Dieciminuti Film Festival

La premiazione della vincitrice
Si chiama “Sormeh” ed è il racconto, delicatissimo,...

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Si chiama “Sormeh” ed è il racconto, delicatissimo, di una storia d’amore ambientata durante la rivoluzione islamica in Iran, nel 1979. A “Sormeh”, o meglio al suo autore, la giovane Azadeh Ghochagh, è andato il premio per il miglior film della Sezione Ufficiale del Dieciminuti Film Festival, il festival dei cortometraggi della durata massima di dieci minuti che si è concluso sabato a Ceccano e che ogni anno sempre più proietta la città dei Conti in una dimensione internazionale. In questa edizione, la undicesima, sono stati ben 2.027 i cortometraggi pervenuti, arrivati da 103 nazioni di cinque continenti diversi. A vincere, dopo una dura selezione effettuata dalla giuria presieduta dal critico cinematografico Steve Della Casa, è stata proprio l’opera di Azadeh. Lei sabato sera era sul palco dell’Antares, a Ceccano, per ritirare il premio. «Abbiamo fatto di tutto per farla venire personalmente – ha raccontato Alessandro Ciotoli, presidente di Indiegesta, l’associazione che da sempre organizza il Festival -. Azadeh è una persona dolcissima, che con questo film, premiato anche a Cannes, ci ha messo di fronte a una cultura e a una realtà completamente diversa dalla nostra». Ma i premi conferiti ieri sono stati numerosi. Quello al miglior film extralarge (durata massima 15 minuti), ad esempio, è andato a “Muck” di Sonya Quayle, un film girato sull’isola di Mann, tra Inghilterra e Irlanda, che racconta il dramma di una coppia di anziani alle prese con il figlio autistico. «È la prima volta che viene premiato al di fuori dell’Inghilterra – così Ciotoli – e ovviamente gli autori e gli attori (anche loro sabato sul palco) erano felicissimi». Ecco, la vera grande impresa del Festival è proprio questa: aver portato per una settimana nella città di Ceccano quel vento di internazionalità degno dei festival cinematografici più grandi. «Venti persone provenienti da Spagna, Russia, Germania, Inghilterra e oltre per una settimana hanno vissuto qui – racconta Ciotoli - e, a giudicare dai loro commenti, si sono portati via il ricordo di una città divertente e accogliente. Alcuni ci hanno già detto che non vedono l’ora di tornare. Ecco, il vero motivo per cui facciamo il festival è questo». 
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Il Messaggero