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“Lavorare è una parola” , edito da Donzelli, è il titolo del libro curato da Altero Frigerio e Roberta Lisi che verrà presentato venerdì 9 ottobre alle ore 17 nella sala Restagno del Comune di Cassino. Il dibattito sulla questione lavoro al femminile sarà portato avanti da Marta Bonafoni, Susanna Camusso, Anna Italia, Ornella La Tegola, Laura D’Onofrio. E con una proposta al tempo del Covid:”Vogliamo il lavoro, ma legato ad un altro modello di sviluppo, con un orario di lavoro stabile e certo, per poter programmare la vita, ma che deve essere anche ridotto per poter lavorare e vivere meglio. Ogni economia può diventare flessibile, questo ci ha insegnato il Covid e questa è un’opportunità da cogliere al volo. Noi donne di ‘Se non ora quando Cassino’ pensiamo che una riduzione dell’orario di lavoro per tutte e tutti ci permetterebbe di uscire meglio dalla crisi, permettendo di lavorare a tutti, meno e meglio.” Perciò si parlerà del valore dello Statuto dei lavoratori, definito come la legge con cui la Costituzione entra in fabbrica e in tutti i luoghi di lavoro, a cinquant’anni dalla sua nascita e dopo la pandemia che ha messo in crisi tutto il mondo del lavoro, e quello delle donne ancora di più. Nel corso dell’ultimo secolo le donne hanno potuto esprimere il proprio potenziale “fuori casa” solamente quando gli uomini erano occupati a fare altro. “Il lavoro per noi donne – dicono le componenti dell’associazione Se non ora quando Cassino - non è stato solo lo strumento per ottenere un salario con cui vivere, ma molto di più. Attraverso il lavoro abbiamo conquistato autonomia e liberazione, realizzando il nostro vivere anche fuori dagli schemi familiari, costruendo la nostra dignità senza appartenere a qualcuno, cercando infine di acquisire piena parità con i lavoratori uomini. Lo Statuto dei lavoratori garantiva lo stesso valore alle persone.” Le promotrici del convegno affermano:”Ma a cinquant’anni di distanza stiamo ancora lottando per combattere le disuguaglianze di genere, siamo più della metà della popolazione del mondo e dobbiamo tuttavia sentirci soggetti svantaggiati bisognosi di tutele particolari! Crediamo sia urgente un impegno concreto delle istituzioni per combattere con forza queste discriminazioni. Nel 2020 abbiamo ancora davanti a noi una differenza salariale tra uomini e donne a parità di mansioni e, per poter lavorare le donne sono costrette a superare ancora ostacoli su ostacoli”. Dicono ancora:”Siamo donne e abbiamo imparato che dalle crisi ci sono sempre dalle opportunità da cogliere Alla luce della crisi abbiamo potuto capire meglio quali sono i soggetti lavorativi e i settori che hanno maggiormente bisogno di tutele e sarebbe quindi ovvio partire da queste realtà più fragili per una ridistribuzione equa delle risorse che il nostro Paese aspetta dall’Europa e che coniughi ambiente e società.” E concludono:”La crisi ha dimostrato ampiamente che è il mezzogiorno del paese, i giovani e le donne le realtà più colpite e danneggiate perché in prevalenza i giovani più precari nel lavoro e le donne perché maggiormente occupate nel settore dei servizi, settori più colpiti dalla chiusura delle attività; e a questi settori dovrebbero essere indirizzate prevalentemente le risorse, per ridurre le disparità territoriali e le disuguaglianze generazionali e di genere.
Il Messaggero