Cassino, smottamento a Sant'Antonino: Arriva la condanna per il Consorzio di Bonifica

Cassino, smottamento a Sant'Antonino: Arriva la condanna per il Consorzio di Bonifica
La loro casa ha subito crepe e danni generalizzati con il rischio, a causa di un importante dissesto idrogeologico, di scivolare in un torrente: dopo 12 anni di battaglie...

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La loro casa ha subito crepe e danni generalizzati con il rischio, a causa di un importante dissesto idrogeologico, di scivolare in un torrente: dopo 12 anni di battaglie giudiziarie i proprietari dell’immobile hanno avuto giustizia.

Quei danni sarebbero stati causati da un cantiere aperto dal Consorzio di Bonifica Valle del Liri di Cassino, proprio per recuperate un movimento franoso riscontrato in zona.  A pronunciare la sentenza è stato il Tribunale Specializzato Regionale delle Acque Pubbliche (presso la Corte d’Appello di Roma), che ha accolto le richieste di due donne di Cassino, proprietarie dell’immobile, ed ha condannato il Consorzio di Bonifica Valle del Liri a pagare danni per oltre 100 mila euro. La vicenda ha inizio tra la fine del 2008 e il 2009, quando il Consorzio di Bonifica Valle del Liri, dopo aver esaminato la zona di Sant’Antonino,  alla periferie di Cassino, e rilevato un lieve movimento franoso del terreno, iniziava una serie di lavori volti alla sistemazione del dissesto idrogeologico in detta località, per la precisione in corrispondenza della sponda destra del Vallone dell’Ascensione. L’intervento, come originariamente previsto, avrebbe dovuto contenere il movimento franoso, ma in realtà, le opere, finalizzate alla sistemazione idraulica e alla riqualificazione ambientale del Rio Ascensione, si sarebbero rivelate deleterie per l’immobile delle due donne. Le proprietarie dell’immobile, dove vivono con le loro famiglie, iniziano una battaglia mediatica.

“Dopo l’esecuzione dei lavori, - ha sempre sostenuto la difesa delle donne - c’è stato un lento, quanto inesorabile, scivolamento verso valle della propria abitazione.  Per ottenere un intervento da parte del Consorzio di Bonifica, abbiamo chiesto l’aiuto alla stampa locale, ma anche alla trasmissione televisiva Striscia la notizia, che intervenne sul posto, ma nulla si risolse”. Mesi e anni di attesa. Così le due donne, ormai esasperate dalla situazione, decidono, agli inizia del 2012, di rivolgersi all’avvocato Annarita Pace, la quale, dopo diversi anni ed un giudizio molto articolato, con un’intensa e delicata attività istruttoria e una consulenza tecnica d’ufficio, è riuscita ad ottenere una sentenza favorevole dal Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche.
“All’esito del giudizio - ha spiegato l’avvocato Pace -  è emerso chiaramente, infatti, come la responsabilità dell'accaduto fosse da ricondurre al Consorzio di Bonifica, addirittura colpevole di un errore di progettazione”.
In giudizio sono state chiamate anche le due ditte esecutrici del lavoro, ma il collegio di magistrati ha ritenuto di non dover rilevare alcuna responsabilità a loro carico, perché inquadrate come “mere esecutrici del progetto”, per cui il danno è stato ricondotto solo ed esclusivamente, nella misura dell’80 percento, in capo al Consorzio di Bonifica.

In questi giorni, dopo il deposito della sentenza, nei confronti dell’Ente Consortile è partita la richiesta di pagamento della somma determinata dal Tribunale specializzato. Oltre al risarcimento del danno, c’è stata anche la condanna alle spese legali e alle spese di lite per quasi 20 mila euro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero