A 20 anni fuggì dalla guerra, festa a Cassino per Libera centenaria

A 20 anni fuggì dalla guerra, festa a Cassino per Libera centenaria
 Libera Sacco non aveva ancora 20 anni quando fu costretta a lasciare la sua casa di Aquino. Era il 1943. La guerra iniziava a portare morte e sofferenze nel Cassinate....

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 Libera Sacco non aveva ancora 20 anni quando fu costretta a lasciare la sua casa di Aquino. Era il 1943. La guerra iniziava a portare morte e sofferenze nel Cassinate. Libera, insieme alla sua famiglia, decise di abbandonare il paese che le ha dato i natali per raggiungere la Sicilia. Arriva a Comiso, in provincia di Ragusa. La giovane si rifugiò con i genitori nella città che aveva accolto già altre famiglie provenienti da Cassino e dal Cassinate. Qui la famiglia Sacco cercò di andare avanti grazie agli aiuti degli Alleati già sbarcati in Sicilia. La ventenne però non immaginava neanche per sogno che proprio a Comiso avrebbe trovato l'amore della sua vita. Dall'incontro con Giuseppe Evangelista, un ragazzo di Cassino, fuggito, come lei, dalla disperazione e dalle devastazioni della guerra, scoppiò la scintilla dell'amore che cancellò ogni angoscia nei suoi occhi. Tra i giovani fu amore a prima vista tanto che, nel giro di poco, si unirono in matrimonio. Una storia che quella ragazza di 80 anni fa ha voluto raccontare nel corso della grande festa, organizzata per lei in occasione dei suoi 100 anni. Sabato, in un ristorante a Sant'Angelo in tanti si sono ritrovati per festeggiare la super nonna, autonoma, lucida e contenta di essere circondata dall'affetto dei suoi figli, nipoti e pronipoti. E non solo. A farle festa sono arrivati anche il sindaco Enzo Salera e il consigliere comunale Emiliano Evangelista, pro nipote di Giuseppe. «Fuggimmo in Sicilia» dice la centenaria, che continua: «Appena conobbi Giuseppe ci innamorammo e sposammo». A riordinare alcuni avvenimenti della vita di nonna Libera arriva in aiuto il figlio, primario all'ospedale di Pomezia.

«Dobbiamo a mamma quello che abbiamo oggi. Dopo la guerra i miei ritornarono a Cassino: una città fantasma. Avendo perso tutto, papà preparò i documenti per espatriare in Australia. È stata mamma, con la sua lungimiranza, a convincere papà a cambiare programma. Mamma decise di trasferire tutta la famiglia a Roma. Nella Capitale, grazie al lavoro di mamma e papà, io e mia sorella abbiamo studiato e la nostra situazione economica è cambiata positivamente». Qual è il ricordo della sua vita che l'accompagna di più? «Il lavoro. Nella mia vita ho soltanto lavorato» risponde Libera. Da quando è morto Giuseppe, la nonna si è trasferita di nuovo a Cassino. Prima della pandemia, ogni tanto prendeva il treno per andare a Roma dai figli. «Non ho avuto esitazioni ad accogliere l'invito. Ho voluto partecipare alla festa della nostra concittadina - riferisce il sindaco Salera - cui, a nome dell'amministrazione comunale, ho donato una targa a sigillo dell'importante traguardo tagliato».


Elena Pittiglio
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Il Messaggero