Caso Ruberti, i sospetti sulla mano che ha fatto pubblicare le chat riparatrici

Caso Ruberti, i sospetti sulla mano che ha fatto pubblicare le chat riparatrici
C’erano una volta le chat compromettenti. Lo scandalo Ruberti, tra dimissioni eccellenti e inchieste, si porta dietro anche questo miracolo: gli screenshot che rimettono le...

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C’erano una volta le chat compromettenti. Lo scandalo Ruberti, tra dimissioni eccellenti e inchieste, si porta dietro anche questo miracolo: gli screenshot che rimettono le cose a posto. Così è stato con la pubblicazione dei messaggi sul dopocena avvelenato di Frosinone. Riporterebbero la sfuriata dell’ex capo di Gabinetto del Campidoglio a ragioni banalissime. Gli sgambetti sulle candidature e in area di rigore. Ruberti che si adopera per dare più spazio alla compagna e consigliera regionale Sara Battisti e affondare definitivamente Mauro Buschini messo fuori dopo il caso Allumiere.

Ruberti, la guerra delle correnti Pd dietro le minacce dell'ex capo di Gabinetto del Campidoglio

Ruberti, la lite nelle chat: il rigore negato a Zaniolo e l'offesa di "ubriacone" a Lampazzi

 

Poi la discussione tra Ruberti (lazialissimo) e il sindaco di Giuliano di Roma, Adriano Lampazzi (romanista), sul rigore negato a Zaniolo, con il primo che dice al secondo l’unica cosa che non gli doveva dire: “Ma stai sempre ubriaco, come hai fatto a vedere il rigore”. Dandogli insomma dell’ubriacone. Le chat raccontano questo, niente di più. Altro che affari e politica, al tavolo del ristorante “La Taverna” quella sera si discuteva di cose serissime. Lo sappia la Procura. Che mentre indaga sulla lite si è vista pubblicare su La Verità gli screenshot delle chat. E dopo il video, ora si rincorrono gli interrogativi su chi abbia fatto pubblicare le conversazioni tra Ruberti con Lampazzi e Francesco De Angelis.

I sospetti vanno tutti nell’unica direzione possibile: l’entourage del leader del Pd frusinate che sta vedendo minacciata seriamente la poltrona di presidente del Consorzio industriale del Lazio. E c’è una nota di colore. Giovedì a pranzo, il giorno prima della pubblicazione delle chat, Francesco De Angelis è stato visto aggirarsi sul centro storico. Calzoncini verdi, maglietta blu e scarpe da runner all’ultimo grido per la sua passeggiata veloce giornaliera. Era tutto sudato, un po’ preoccupato e accanto lui altre due persone  col fiatone che stentavano a stargli dietro. 

Secondo i più maliziosi pare che fossero due cronisti in attesa dello scoop delle chat… segrete, anzi segretissime. Forse un pettegolezzo, uno dei tanti che stanno girando in questi giorni all’ombra del campanile. «Non ho dato nulla a nessuno, è ora di finirla» - è il commento di Francesco De Angelis, mentre il fratello Vladimiro ieri aveva ribadito: «Ho anch'io messaggi di quella notte che avrebbero potuto confermare la verdicità del mio racconto ma non li ho pubblicati e non lo farò mai perché preferisco soffrire in silenzio ma non mi sento in nessun modo di dover fornire prove ai "giudici da tastiera"» .

Un fatto però è certo: la mossa della pubblicazione delle conversazioni è stata comunque quella di un politico navigato. Più che una firma a queste latitudini in cui ci si minaccia di morte per un calcio di rigore tra i fumi dell’alcol. 

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Il Messaggero