Picchiava la madre e la costringeva a prostituirsi, condannato

Picchiava la madre e la costringeva a prostituirsi, condannato
Picchiava la madre e la costringeva a prostituirsi perché gli servivano i soldi per la droga, 26enne di Ferentino condannato a tre anni e tre mesi di reclusione. Il giovane...

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Picchiava la madre e la costringeva a prostituirsi perché gli servivano i soldi per la droga, 26enne di Ferentino condannato a tre anni e tre mesi di reclusione. Il giovane era accusato del reato di maltrattamenti. L'incubo per la donna, una 55enne, andava avanti dal 2020.

Il giovane, abituale assuntore di droghe, secondo le accuse, ha costretto la madre ad avere rapporti sessuali a pagamento con gli anziani del quartiere in cui abitavano. Per le prestazioni si faceva dare 10 euro, soldi che gli servivano per acquistare la cocaina. Minacce e aggressioni, poi, erano all'ordine del giorno. In caso, avvenuto nell'agosto del 2022, il 26enne, dopo aver minacciato la madre con il coltello, le ha portato via la carta del Reddito di Cittadinanza prelevando più volte denaro per acquistare droga.
Una situazione che per la donna era diventata ormai insostenibile. Ma il giovane cercava di evitare che la madre lo denunciasse. E in un caso l'ha seguita fino alla caserma dei carabinieri, aggredendola e offendendola in strada. Il giovane inoltre era solito ospitare nella casa che divideva con la madre altri tossicodipendenti che in casa facevano il loro comodo, spesso anche danneggiando gli arredi. E quando all'imputato gli era stata ritirata la patente, l'imputato costringeva la donna ad accompagnarlo a Frosinone per andare a comprare la droga. Dopo l'ennesima aggressione, avvenuta lo scorso anno, la donna, costretta a ricorrere alla cure del Pronto soccorso a causa delle botte subite, ha deciso di denunciare il figlio. Il tribunale aveva disposto il divieto di avvicinamento e lei aveva deciso di andare a vivere i n un altro Comune per stare più al sicuro. Ma è stato inutile, perché anche in quel caso il figlio l'ha raggiunta e picchiata.


A quel punto, il 26enne è stato posto agli arresti domiciliari presso l'abitazione della fidanzata a Tecchiena. Intanto la Procura aveva deciso di aprire un fascicolo contro il giovane (difeso dall'avvocato Mario Cellitti) che è stato rinviato a giudizio davanti al giudice monocratico di Frosinone che lo ha condannato a tre anni e tre mesi di reclusione. Per lui era pendente anche l'accusa di furto di un telefono cellulare e di una scheda telefonica ai danni di una vicina di casa. Ma il giudice ha deciso di non procedere per questo capo d'imputazione perché la querela della parte offesa era incompleta.


Emiliano Papillo
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Il Messaggero