Accordo firmato: "Catalent" punterà sul biologico e riqualificazione dei dipendenti

L'ingresso dello stabilimento
Un incontro di due ore (dalle 11 alle 13) per siglare un verbale di accordo che sancisce la fluidità del passaggio del sito industriale farmaceutico della Bristol-Myers...

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Un incontro di due ore (dalle 11 alle 13) per siglare un verbale di accordo che sancisce la fluidità del passaggio del sito industriale farmaceutico della Bristol-Myers Squibb al colosso statunitense «Catalent». 

«E’ senz’altro una transazione storica per la Ciociaria, sia per dimensioni che per coinvolgimento delle maestranze - commenta Antonella Valeriani, segretario della Femca-Cisl -. Negli ultimi decenni non ne ricordo una simile». Un percorso, quindi, che volge al termine e che ha visto protagonisti il direttore generale di Bristol-Myers Squibb Barbara Sambuco, il direttore delle Risorse Umane Davide Boccacci insieme ai vertici di Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiletec Uil, Antonella Valeriani, Sandro Chiarilitti e Mauro Piscitelli.
Dunque, il 31 dicembre sarà smontata l’insegna «Bristol» per far posto alla nuova «Catalent». Ma cosa cambia?
L’accordo è quanto mai chiaro: Catalent garantisce il mantenimento di tutti i posti di lavoro nonchè il pacchetto retributivo e benefit.
«Ma la cosa più importante - commenta Piscitelli - è che, per i prossimi 5 anni, è stata assicurata sia la continuità produttiva che il mantenimento dei diritti acquisiti».
«Non solo - gli fa eco Chiarlitti - ma Catalent ha annunciato un forte investimento per i prodotti biologici, vale a dire farmaci senza principi attivi derivanti da processi chimici. Un mercato in fortissima espansione. Non a caso, per i prossimi 12 mesi, sono attesi ad Anagni tutti i maggiori clienti del mondo».

Catalent, comunque, illustrando il piano per il 2020, ha confermato che ci sarà una flessione per i «prodotti maturi» (ossia i farmaci che sono sul mercato da circa 20 anni e, dunque, ormai superati) e, allo stesso tempo «non vi sarà la disponibilità di nuovi prodotti a causa dei tempi di autorizzazione (in media, per un nuovo farmaco, occorrono dai 12 ai 18 mesi)». Ma la società ha subito tranquillizzato i sindacati spiegando che, anzichè ricorrere alla cassa integrazione, si impegna a riqualificare il personale con corsi di formazione «finalizzati ad ampliare le competenze». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero