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«La lingua tedesca non conosce parole per esprimere la devastazione che c'è qui», dice Angela Merkel, dopo aver affrontato, a tratti mano nella mano con la presidente del Land Malu Dreyer, i luoghi della catastrofe. La cancelliera non nasconde di essere scossa dal paesaggio «surreale, spettrale» segnato dall'alluvione e poi ammette: «Serve una politica che si occupi di più del clima di quanto è stato fatto negli ultimi anni». Dopo quattro giorni dall'inizio delle forti piogge che hanno messo in ginocchio decine di comuni nei Laender della Renania-Platinato e del Nordreno-Vestfalia, la Germania piange 157 vite umane perdute, e ancora si cercano tanti dispersi.
In Europa i morti sono almeno 188, aggiungendo le 31 vittime del Belgio. Da ieri però le enormi masse d'acqua provocate dallo straripamento dei piccoli fiumi stanno mettendo a dura prova anche altre regioni: l'alta Baviera, la Sassonia, e il Tirolo austriaco. Con forti danni, in altre città prese d'assalto dall'acqua, come il caso di Hallein, alle porte di Salisburgo. A Bad Reichenhall, in Baviera, 150 persone sono state costrette a lasciare le loro case dopo l'esondazione del fiume Ache. Per paura di nuovi crolli. E non mancano le prime polemiche sulle responsabilità, proprio dei governi, che non avrebbero tenuto conto dell'allerta sull'acqua alta: a denunciarlo è l'idrologa Hannah Cloke, dalle pagine del Times, che parla di un «enorme fallimento di sistema», sostenendo che i governi della Germania e del Belgio avessero saputo il 10 luglio dell'acqua alta, e dei punti critici che questa avrebbe toccato, grazie al sistema di avvertimento Efas.
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Una tragedia provocata dal fatto che, nel giro di 24 ore, siano venute giù masse d'acqua della portata che in genere viene raggiunta nel giro di uno due mesi, secondo le analisi degli esperti. Le condizioni del tempo nell'ovest sono però migliorate, permettendo un abbassamento del livello dell'acqua. Resta tuttavia l'allerta alla diga dello Steinbach, sotto osservazione da giorni, nel timore che possa cedere. L'allarme non è ancora rientrato, dal momento che l'abbassamento dell'acqua ha rallentato. «Ci vorrà molto tempo prima di poter riconoscere il proprio paese», ha detto Malu Dreyer. Dalle pagine della Bild am Sonntag, è stato invece il ministro delle finanze Olaf Scholz a concretizzare la portata degli aiuti: «Nell'ultima alluvione furono necessari oltre 300 milioni di euro. In questa occasione ne serviranno certamente altrettanti», ha spiegato. E per riparare ponti, strade e case distrutte, ha concluso, l'esperienza insegna che la spesa sarà di «miliardi».
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