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Ci sono le cantate funebri di Bach, la foto di Sassoli su un cavalletto e in un mare di fiori, il sindaco Gualtieri con la famiglia di David e con i tanti ricordi che lo legano all’amico scomparso, i due presidenti Mattarella e Draghi che arrivano per primi alla camera ardente e il Capo dello Stato abbraccia Sandra, la vedova, mentre il premier per 5 minuti fissa in solitudine il feretro e sembra incantato per la perdita e il dolore. Poi quasi l’intero governo viene a dare l’ultimo omaggio, prima dei funerali di Stato di stamane, e ci sono Salvini, Meloni, Tajani, Gianni Letta, Brunetta e tanti parlamentari (da Bernini, a Cangini, da Gasparri a Giro e Barelli), ma è il Pd che riempie la sala. O meglio: intorno al feretro di Sassoli si riunisce l’intera famiglia del centrosinistra, notoriamente strapiena di litigi e di rancori in corso ma che intorno alla memoria di David, un pontiere, almeno per un giorno o due prova a superarli o li si dissimula intorno a questa sala del Campidoglio. D’Alema e Veltroni, Renzi e Conte che sembra un dem tra dem, la Finocchiaro («Sarà lei la prima donna al Colle?», si chiede qualcuno, speranzoso) e gli ultra-sinistri, il segretario Letta e i renziani e ex renziani che non tifano per lui, Calenda e Bersani, la Raggi e la Boschi e la De Micheli, Zanda e Migliore, Fratoianni e Rutelli, Franceschini (uno dei primi ad arrivare e tra i più commossi) e Fioroni, Speranza e Faraone, Zingaretti («Ciao, David. E ancora grazie», twitta più tardi) e tutti gli altri.
Sassoli è riuscito nel miracolo di riunire anche gli opposti. Due ex amici quali Orfini e Renzi si appartano, i cronisti si avvicinano per origliare e Matteo: «Vi do uno scoop. Stiamo parlando del Covid e non del Colle». Chissà se è vero, perché il tema Quirinale corre di bocca in bocca. Molti premettono: «Sassoli era naturaliter mattarelliano...». Il che è verissimo. E qui tra i dem - il cui segretario ribadisce: «Mattarella ancora al Colle sarebbe il massimo» - la tesi che va di più è questa, riassunta da un membro del governo: «Dobbiamo spingere la destra su Mattarella.
Gli spiragli
Quanto è praticabile però la continuità dello schema Mattarella-Draghi di cui tra l’altro Letta e Salvini parleranno nell’incontro (probabile) di lunedì prossimo? «I margini ci sono», è la risposta generale. E Conte, ma anche Di Maio, nei 5 stelle ne sono a loro volta abbastanza convinti. Desideri a vanvera? Intanto è arrivata la Meloni nella camera ardente. Si sofferma nei ricordi: «Quando sono diventata presidente dei Conservatori europei, il primo a complimentarsi è stato Sassoli. Vorrei tutti avversari come Sassoli, persona rispettosa e leale». Quando entra Salvini, solitario, silenziosissimo, nella sala del feretro, al suo passaggio nel gruppetto dei renziani si commenta: «Appena molla Berlusconi capirà che la soluzione più indolore è Mattarella bis». Per ora però Salvini lasciando il Campidoglio ribadisce: «Noi andiamo compattamente su Silvio». E c’è chi, fuori dalla destra, ne capisce la motivazione. Si tratta di Enzo Carra, ex parlamentare della Margherita e conoscitore di tutto. Scende la scalinata verso piazza Venezia e dice: «Stavolta, per la prima volta, il centrodestra può piazzare uno dei suoi. Perché mai dovrebbe accettare ancora il binomio Mattarella-Draghi?». Obiezione sensata, anche se in Silvio credono in pochi e un altro nome il centrodestra se lo deve ancora inventare.
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Il Messaggero