Ma cos’è, la «Pazza storia del mondo» di Mel Brooks, che infatti aveva anche un capitoletto su Roma?Sì, dev’essere quello, saranno avanzate...
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Garibaldi dev’esserci rimasto di sasso. Immortalato su quel muro al tempo del voto del 18 aprile del 1948 - per spingere gli elettori romani a scegliere la lista che portava il suo nome, in realtà una maschera ideologica del Pci e del Psi - ora è stato cancellato per sbaglio, ma con dolo storico-politico, da chi lo ha scambiato per uno sgorbio di qualche imbrattatore urbano. E viene da pensare a quella pagina degli «Zii di Sicilia» in cui Leonardo Sciascia, a proposito del voto del ‘48, inventa questo colloquio tra due personaggi, entrambi comunisti: «Calogero, in queste elezioni abbiamo da perdere. Non c’è niente da fare, i preti hanno la prima mano».
Ma la mano di vernice che si erano dimenticati di passare sul volto di Garibaldi gli agit-prop del clericalismo Dc di allora l’hanno passata goffamente gli zelanti tutori e tintori dell’attuale decoro capitolino. O magari, sotto la tuta da lavoro, si nascondono reduci della stagione degasperiana, ancora vogliosi di vendicarsi - la vecchia vittoria dello Scudo Crociato non gli è bastata - contro il togliattismo occultato sotto i peli della barba del patriota ottocentesco. Che pasticcio! E devono essere degli artisti questi imbianchini (o residuati bellici del quarantottismo) perché il loro blitz alla Garbatella ha rotto le frontiere del tempo. Ha fatto riemergere il passato - o almeno ha ridato centralità a un murale che sta lì dal secolo scorso ma colpevolmente nessuno ci faceva più caso - per cancellarlo e poi però per ripristinarlo. Visto che, scoperto l’errore, stamane proprio a loro toccherà sbianchettare la sbianchettatura.
Grazie Mel Brooks, dunque. E grazie anche per l’altra scena, in questo tuffo spettacolare nel surrealismo romano. Tagliare gli alberi malati di Roma è buono e giusto. Ma non bisogna sbagliare mira. E invece - questa è l’ipotesi della Corte dei Conti e poi si vedrà se è vero - il Comune avrebbe commesso una strage degli innocenti: i fusti che abbelliscono la città vengono abbattuti e quelli che si abbattono sui poveri cittadini vengono lasciati in piedi. Che è come dire: tappiamo le buche che non ci sono e non tocchiamo le voragini in cui precipitiamo. Oppure: cancelliamo l’Eroe dei Due Mondi, basta che sul muro resti l’immagine di Er Patata o di Er Mozziconi o Sabrinah (l’acca ci vuole anche se messa a caso) Te amo. E quanto è bello, ma anche no, vivere nel mondo capovolto, nella città sottosopra.
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Il Messaggero