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La notizia che la Procura di Roma ha aperto un’indagine preliminare sull’aumento dei prezzi di gas e carburanti dev’essere accolta con soddisfazione. Generalmente noi guardiamo con sospetto a queste iniziative che, non partendo da denunce specifiche e da solidi indizi brancolano nel buio, ipotizzano reati evanescenti, languono negli scaffali e alla fine, come i soldati della vecchia ballata americana, non muoiono: they fade away, svaniscono. Questa volta invece la risoluzione era doverosa, e anche se l’eventuale reato - truffa, aggiotaggio o altro - non è ancora stato individuato, ubbidisce ad almeno tre ragioni. La prima è che l’aumento dei prezzi dei beni, seguendo le leggi della domanda e dell’offerta, è inversamente proporzionale alla loro disponibilità. Tuttavia, malgrado le sacrosante sanzioni inflitte alla Russia, non sembra che ora questo flusso sia diminuito in modo consistente. Anzi, in certi settori pare addirittura aumentato.
È vero che il mercato, oggi altamente volatile, guarda in genere al futuro più che al presente. Ma è altrettanto vero che questo non può esser un albi per far gravare sui consumatori di oggi gli incerti sviluppi del commercio di domani. La seconda è che, anche ammettendo che la gravità delle circostanze giustifichi una certa maggiorazione di costi, l’esperienza ci insegna che su questa spesso si inserisce, come un’orda di sciacalli, la più spregiudicata speculazione.
E tenuto conto che la guerra in Ucraina determinerà necessariamente anche un aumento delle spese per la difesa e per gli aiuti umanitari, l’Italia rischia davvero un collasso definitivo. Cosa può fare in questo fosco panorama la magistratura?: Non molto, per la verità. L’andamento economico e finanziario di uno Stato è determinato in primo luogo dalla disponibilità di materie prime, poi dalla sua capacità produttiva, e infine da una politica fiscale coraggiosa, duttile e lungimirante: il codice penale è estraneo a questi criteri. E tuttavia può mandare un messaggio. Non solo di attenzione, ma anche di avvertimento e se necessario di sostegno concreto. Gli strumenti ci sono, quantomeno per monitorare l’andamento dei mercati, individuare le transazioni sospette, inibire quelle vietate, eliminare quelle dannose all’economia nazionale, e infine individuare e punire gli eventuali responsabili di quelle illecite. Noi abbiamo sempre sostenuto - e sosteniamo - che i magistrati non devono combattere i fenomeni ma perseguire i reati; che la responsabilità penale è personale e che le toghe non possono e non devono sostituirsi alla politica per governare e tantomeno moralizzare il Paese. Ma se a questi fenomeni speculativi si può dare un volto e un nome, allora la Giustizia può arrivare anche dove la politica trova ostacoli insormontabili, perché i sui strumenti di indagine sono più estesi, intensi ed efficaci. E se saprà farne buon uso, anche più utili ad aiutare il rilancio dell’economia.
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