Salute pubblica/ Le certezze che mancano sugli alimenti sintetici

Salute pubblica/ Le certezze che mancano sugli alimenti sintetici
Il Consiglio dei ministri ha l’altro ieri approvato un disegno di legge sugli alimenti (e i mangimi) sintetici. È tale il cibo che nasce in laboratorio, non...

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Il Consiglio dei ministri ha l’altro ieri approvato un disegno di legge sugli alimenti (e i mangimi) sintetici. È tale il cibo che nasce in laboratorio, non più in natura, con un salto rispetto alle biotecnologie, dove avveniva una manipolazione sotto il profilo genetico, ma sempre partendo da elementi naturali.

Come diceva Arthur Bloch, i problemi più complessi hanno soluzioni semplici, facili da comprendere e sbagliate. Pertanto, per poter iniziare a ragionare sulla portata di questa potenziale rivoluzione del settore alimentare occorre prendere atto che la questione degli alimenti sintetici, e in particolare nella carne sintetica (specificatamente sotto accusa in questo momento), è complessa e di non semplice soluzione sotto il profilo tecnico-giuridico e di politica del diritto. 
Sono tre gli aspetti fondamentali che connotano il cibo prodotto in laboratorio: il loro rapporto con l’ambiente, la loro relazione con la salute dei consumatori e la loro contestualizzazione nel sistema produttivo alimentare nazionale. 
Sotto il primo profilo, i detrattori ne sostengono il disvalore, evidenziando che si tratta di materiali sintetici creati artificialmente, non ecologici e naturali. Invece i fautori evidenziano come la produzione sintetica potrebbe evitare alcune esternalità negative sugli ecosistemi, ad esempio limitando le contaminazioni delle falde acquifere.
In merito al rapporto con la salute, i detrattori sostengono la necessità di evitare l’immissione in commercio di tali prodotti in ottemperanza del principio di precauzione, in attesa di approfondimenti e valutazioni scientifiche sui loro potenziali effetti (anche a lungo termine) sull’uomo e gli animali. 
I favorevoli, al contrario, sostengono che si potrebbe intervenire sull’alimento attribuendone proprietà “virtuose”, ossia aggiungendo proteine o vitamine, e al contempo limitando grassi e zuccheri. 
In riferimento all’ultimo aspetto, ossia alla relazione con il sistema agroalimentare italiano, c’è chi ne evidenza la eventuale portata innovativa per le nostre aziende nel mercato. Chi piuttosto vede tali cibi come un attacco al nostro sistema produttivo, al made in Italy alimentare, alle produzione tradizionale, alle denominazioni di origine protette e ai nostri territori rurali. 
Detto ciò, appare evidente come l’intervento del Governo sia fondato su una posizione chiaramente di sfavore per gli alimenti sintetici e in questo momento storico ci sembra un segnale importante, non tanto sotto il profilo salutistico ed ambientale, dove eventuali controlli dell’European Food Safety Authority-Efsa (l’agenzia europea, con sede a Parma, che effettua l’analisi dei rischi sui cosiddetti novel foods, come appunto la carne sintetica) dovrebbero scongiurare tali rischi, ma per tutelare la nostra eccellenza nel settore alimentare, dove paesaggio, ambiente, tradizione culinaria, condizioni climatiche, cultura e bellezza ci rendono il Paese che certamente ha la migliore reputazione nel comparto, con ricadute positive su turismo, attività agricole, di trasformazione alimentare e, in genere, sul nostro prodotto interno lordo e la ricchezza di tutti noi.

Cosa succederà nel lungo termine è ancora inimmaginabile, e molto dipenderà dall’evoluzione della tecnica e dove essa sarà indirizzata (ad esempio, nel caso degli organismi geneticamente modificati, l’allarme dello scorso decennio è oggi fortemente scemato), ma intanto è necessario sicuramente continuare a puntare sullo sviluppo sostenibile del nostro made in Italy.
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Il Messaggero