Nella rissa giallo-verde, a pagare è Roma. E l’affossamento del piano di salvataggio che la riguarda è una punizione non solo immeritata per questa...
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Capiamo il risentimento di Salvini nei confronti di un alleato infido, che pugnala alle spalle un sottosegretario leghista e gli toglie brutalmente le deleghe, solo perché è indagato. Sappiamo che il livello di sopportazione verso i Cinque stelle è arrivato ai limiti, per effetto del rivendicazionismo grillino su ogni dossier pur di recuperare qualche decimale in più nei sondaggi pre-elettorali delle Europee. E sappiamo anche che la Lega cavalca lo scontento dei romani nei confronti di una sindaca impopolare, di cui i nastri arrivati sui media svelano la consapevolezza personale e politica del disastro che ha provocato a questa città.
Conosciamo la situazione, insomma, ma non capiamo perché il conto di tutto questo - come se non bastasse l’invivibilità in cui sono stati fatti precipitare - debbano pagarlo i cittadini romani. Per loro il salva-Roma sarebbe stato una boccata d’ossigeno ma una sorta di nordismo di ritorno, unito a una mal riposta ragion di partito, glielo ha negato. Vanificando un atto in favore della dignità della Capitale e un segno di riconoscimento importante del suo ruolo - perché non è vero che Roma, come dice Salvini, è una città identica alle altre - e sprecando anche quello che poteva essere un punto d’onore dell’esecutivo giallo-verde, visto che gli ultimi governi si erano interessati poco ai destini di questa metropoli.
Vendetta nordista? L’immagine è forte. Ma una cosa è la legittima protesta di un alleato verso una sindaca che amministra male. Un’altra cosa è tradurre questo risentimento in un attacco nei confronti dell’intera comunità dei romani, rischiando oltretutto di alienarsi le simpatie che Salvini sta riscuotendo da queste parti. E così questo governo, oltre a dare uno spettacolo poco rassicurante per il Paese, si mette anche contro la città che al massimo grado lo rappresenta. E la trascina in un cupio dissolvi, invece di darle la mano di cui ha disperato bisogno.
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Il Messaggero