Il nodo riforme/ Cosa serve per attirare le imprese dall’estero

Il nodo riforme/ Cosa serve per attirare le imprese dall’estero
L’impresa italiana verso i mercati esteri ma anche le imprese estere per un auspicabile paritario intervento in Italia. Sono finalità ben presenti e curate da coloro...

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L’impresa italiana verso i mercati esteri ma anche le imprese estere per un auspicabile paritario intervento in Italia. Sono finalità ben presenti e curate da coloro che rappresentano il Paese all’estero. La Conferenza della Farnesina ha costituito un giusto riconoscimento all’attività insostituibile svolta dagli ambasciatori anche nell’era della telematica e quella prossima dell’Intelligenza artificiale che incidono sulle comunicazioni e sulle relazioni in tempo reale. 


Risuonano le parole pronunciate nel convegno dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sulla crucialità della partecipazione a una sovranità condivisa a livello europeo. Ciò non significa, naturalmente, che passino in secondo piano i temi dell’export e dell’import dell’Italia e, in coerenza, dell’attrattività economica del nostro Paese. 

Anzi, è proprio nell’unire le forze in Europa ma mantenendo ferma una sana competitività, con l’osservanza delle regole del mercato interno e della concorrenza, che sta l’obiettivo-vincolo al quale si deve mirare. 

Le esportazioni migliorano da tempo avendo superato i livelli pre-covid. Ma un rafforzamento della capacità di competere, che passa attraverso il rilancio della produttività totale dei fattori e l’abilità nell’innovare, richiede un raccordo sinergico tra lo Stato, in tutte le sue istituzioni competenti in materia, le imprese e in generale il mondo del lavoro che si ispiri a quanto avvenne in un’epoca lontana, gli anni Cinquanta e Sessanta pur con forti dialettiche tra le parti sociali (si pensi al piano del lavoro di Di Vittorio), quando il Pil cresceva annualmente di oltre il 5 per cento in un contesto del tutto diverso e oggi non riproponibile, se non nel suo significato e negli indirizzi di fondo in un clima che sembra caratterizzarsi per forme di deglobalizzazione e di freno al multilateralismo. 
Uno stretto coordinamento tra i soggetti, soprattutto pubblici, che intervengono a vario titolo nel sostegno dell’export è auspicabile. Ma è il complesso di politiche e iniziative che mirano a favorire la presenza di imprese e di investimenti esteri in Italia che va rafforzato. L’ “ambiente” istituzionale e del diritto dell’economia, quello amministrativo, quindi economico, sono fondamentali per l’attrazione.
Si passa così al tema delle riforme strutturali che ormai sono entrate nella mente a tutti i livelli, anche dei minori operatori:burocrazia, giustizia civile, sicurezza e infrastrutture sono i campi da riformare per i tempi, i contenuti, la tutela dei diritti che non sconfini in procedimenti infiniti che non tutelano, anzi danneggiano. È chiaro che affrontare questi scogli è innanzitutto un’esigenza avvertita per i cittadini italiani, per noi medesimi, ma, al tempo stesso, costituisce la leva di Archimede per stimolare localizzazioni di imprese estere in Italia così come degli investimenti.

È il biglietto da visita che noi presentiamo che deve favorire le iniziative in questione senza subalternità, ma con l’intento anche di una cooperazione paritaria. Il Pnrr è uno strumento molto importante a questo fine. 

La stabilità politica e delle istituzioni con attribuzioni in economia è fondamentale, costituisce un necessario presupposto del citato “ambiente”. Ovviamente, a tutto ciò concorrono pure le istituzioni economiche e finanziarie internazionali.


Ma, ovviamente, non si può attendere un’evoluzione positiva o un arresto della incipiente deglobalizzazione, a tal fine essendovi bisogno di iniziative, e prima ancora di scelte politiche, a vasto raggio in campo internazionale. “Age quod agis”: ora la prova è nazionale.
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Il Messaggero